Page 277 - Libro Sacro Monte di Varallo
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preferire un artista più noto, che godesse di buona fama nella capitale e non di un pur valente convalligiano, conosciuto però quasi esclusivamente nell’ambito della diocesi di Novara. Molti, se non addirittura la maggior parte dei Valsesiani abitanti in Torino erano artigiani di altissimo livello, soprattutto minusieri ricercatissimi, attivi per il Palazzo Reale, per le varie altre residenze sabaude, per il palazzi della no- biltà subalpina, oltre che per le chiese, in costante contatto quindi con gli artisti più in auge nella capitale. E proprio attorno al 1760 opera a Torino il pittore Sigismondo Betti, maestro dell’Accademia Imperiale di Firenze sua patria. Egli, nato nel 1699, allievo del Puglieschi e del Bonechi, inizia attorno al 1720 la sua attività. Del 1726 è la tela di un Miracolo di S. Nicola da Tolentino nella Galleria di Prato. Gli si attribuiscono poi a Firenze gli affreschi della galleria di Palazzo Mancini (1755). A Genova nel 1739 nella chiesa di S. Maria Maddalena dei Padri Somaschi esegue due affreschi sulle pareti del transetto, raffiguranti scene della vita di S. Gerolamo Emiliani. Viene poi chiamato a Savoia dai gesuiti a decorare nel 1741 la navata della nuova chiesa di S. Ignazio (ora S. Andrea) con scene della vita e della glorificazione del Santo. Tornato a Firenze dipinge la Gloria di Maria con i Santi Paolo e Carlo Borromeo sul soffitto della chiesa, oggi sconsacrata, di S. Carlo; nel 1752 affresca tutto il coro e la volta della navata di S. Giuseppe dei Minimi; nello stesso periodo esegue affreschi, ora perduti, nella chiesa di S. Pancrazio. Lo troviamo poi a Torino ove pare abbia lavorato in Pa- lazzo Morozzo della Rocca (distrutto dai bombardamenti dell’ultima guerra), in cui probabilmente erano opera sua gli affreschi con scene mitologiche sulla volta di alcune sale al primo piano, ma attribuiti al Leverà. A Torino dunque potè esser conosciuto ed ammirato da qualche Valsesiano abitante nella capitale subalpina e proposto per i lavori del Sacro Monte, grazie anche al prestigioso titolo di maestro dell’Accademia fiorentina. Non escluderei che il Betti abbia avuto anche degli incarichi da parte della corte, perché l’accordo per l’esecuzione degli affreschi varallesi della cappella di Anna, venne sottoscritto proprio nel Palazzo reale di Torino il 24 marzo 1763. Così il Betti si recherà al Sacro Monte ed è molto probabile che abbia diretto personalmente il milanese Elia Bussi nel disporre secondo il proprio intendi- mento scenico le statue del Tantardini prima di colorirle e di iniziare gli affre- schi, compiuti nel 1765, come concordemente dicono tutte le guide del Sacro Monte del tardo Settecento e dell’Ottocento. L’anno successivo, sempre per il Sacro Monte dipingerà la grande pala per l’altare di S. Carlo, finora considerata la sua ultima opera conosciuta. Ma, rien- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 277