Page 714 - Libro Sacro Monte di Varallo
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rientrare definitivamente a Roma, dove morì nel 1632. È quanto mai logico ritenere che nel 28 da Nonio si sia recato al Sacro Mon- te, a circa venti chilometri di distanza, dove forse era stato anche da bambino, a vistare, o a rivedere, la nuova Gerusalemme d’Occidente, e proprio lui, che era stato pochi anni prima Custode di Terra Santa, abbia notato e fatto rilevare i vari riscontri con i Santuari palestinesi, sorpreso forse in modo particolare da quello del Sepolcro della Madonna. E con ogni probabilità la sua autorevole os- servazione, più di quella di qualsiasi altro anonimo pellegrino, deve essere stata determinante, fondamentale per convincere i responsabili (frati o fabbriceri) a far apporre sul piccolo edificio la scritta che evidenzia la perfetta rispondenza tra la Dormitio Virginis varallese e quella originaria di Gerusalemme. La data recentemente indicata come 1537, deve in realtà essere 1637. Che la scritta abbia suscitato presto un vivo interesse, abbia destato partico- lare attenzione, non pare evidente se si osserva che né il Fassola nel 1671, né il Torrotti dopo di lui, né l’autore dell’attenta guida del 1704 devono averla no- tata, visto che non si soffermano sul Sepolcro della Madonna. Deve invece esser stata notata e presa in considerazione solo molto più tardi dal compilatore della guida del Monte pubblicata nel 1743, che per la prima volta, dopo tanto disinteresse e tanta trascuratezza, descrive la cappella, pubbli- cando anche la veduta xilografica, riprodotta poi per quasi un secolo da tante altre guide successive. Le cause delle vicende anomale della dormitio virginis Come mai questo singolare, piccolo edificio del Sepolcro della Madonna, a differenza di tutte le altre cappelle, sempre descritte dalle moltissime guide nel corso dei secoli in una sequenza rigorosa, con una numerazione precisa,ha inve- ce subito una sorte cosi altalenante? Ora infatti viene citata, ora viene dimenticata; ora viene posta subito dopo il Santo Sepolcro ed il Noli me tangere, ora viene ricordata solo alla fine, dopo la Chiesa Vecchia, o dopo la nuova Basilica. Quasi mai viene illustrata in modo approfondito e studiata con interesse; a volte pare quasi un qualcosa di estraneo, di superfluo, un ingombro, un disturbo, come se non facesse quasi più parte dell’odierno Sacro Monte: un sacello mandato in esilio. Le ragioni, le cause, indubbiamente molteplici, non tutte evidentemente di identica portata, si sono andate assommando nel corso del tempo. Forse la prima, la più ovvia, potrebbe essere la sua collocazione defilata ri- spetto allo svilupparsi sul “super parietem” di tutti gli altri misteri. Infatti essa si 714 Sepolcro della Madonna