Page 664 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Santo ‘Sepolcro a spese dei fratelli don Giorgio d’Adda e Capitano don Girola- mo Maria d’Adda “per conformarle al rimanente del portico che dalla cappella del Lenzuolo (ossia di Gesù deposto nella Sindone fino al fine dell’Oratorio nuovo del Santo Sepolcro, facevasi erigere dalla Ven. Fabrica con l’elemosine de Benefattori”. I personaggi elencati sono tutti appartenenti alle quattro o cinque famiglie più importanti di Varallo e di Borgosesia, desiderosi di spiccare, di poter salire di rango, di distinguersi ufficialmente nella società locale, aspirando di poter prima o poi ottenere un qualche titolo nobiliare. A parte stanno i fratelli d’Adda, i cui avi, eredi degli Scarognini, furono i massimi mecenati del Sacro Monte. La loro famiglia aveva già ottenuto il titolo marchionale nel 1682, ma le rimaneva l’ambizione di esibirlo anche visivamente in Varallo. Così, avendo ereditato il patronato della cappella di San Francesco e del Santo Sepolcro, eretto da Mi- lano Scarognini, Giorgio e Girolamo Maria, anche con lo scopo di mostrarlo palesemente, nel far ricostruire (1703) le due arcate del portico antistante alle due cappelle, vi fanno affrescare le armi delle due famiglie Scarognini e d’Adda nella campata antistante la. cappella di San Francesco, ed in grandi dimensioni quelle dei d’Adda con corona marchionale sulle volta dell’arcata antistante al Santo Sepolcro. Per quanto riguarda gli Alberganti, originari di Cravagliana, che a Varallo avevano raggiunto una posizione di alto prestigio, che vivevano da gran signori nel loro palazzotto “casa da nobili”, con domestici, opere d’arte, ar- redi sontuosi, una ricca biblioteca, ecc..., l’aspirazione massima era l’ottenere il riconoscimento sovrano del loro status con un titolo nobiliare. Il mecenatismo per il nuovo oratorio (compresa la balaustra marmorea)deve mirare, oltre all’in- dubbia devozione, anche al fine di raggiungere questo traguardo. Ma invano. Qualcosa di analogo avviene per i Rachetti che abitano signorilmente nel loro palazzotto, ora sede della Biblioteca Civica varallese. Giovanni Battista ottiene il titolo ad personam di conte palatino, ma non le patenti di nobiltà per la fami- glia. A lui ed al fratello si associa tra i benefattori anche la cognata Lucrezia, della famiglia Castellani di Borgosesia, ormai da alcuni anni feudatari, di Solarolo nel Novarese. Me anche i Rachetti non acquistando un feudo, rimangono nella posizione di membri dell’aristocrazia locale, di un patriziato di fatto, senza però un riconoscimento ufficiale. Diversa la situazione dei borgosesiani Giovanni e Giuseppe Castellani, impa- rentati due volte per parte femminile con i Rachetti di Varallo. Giovanni è dal 1686 signore di Solarolo, ha quindi compiuto un salto nella scala sociale. Ma la sua aspirazione è ancor più ambiziosa, è quella di raggiungere il titolo comitale, 664 Cappella - 43
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