Page 659 - Libro Sacro Monte di Varallo
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La constatazione più clamorosa è quella riguardante gli arti. Le gambe, indi- pendenti dal busto a cui sono unite ognuna da un perno ligneo, possono rotare sovrapponendo un piede all’altro per raffigurare, si pensa, un crocifisso, oppu- re possono venir accostati per rappresentare un Cristo disteso nel sepolcro. Le braccia a loro volta risultano rimovibili, e così potrebbero venir sostituite da altre per costituire un Crocifisso. Tale genere di statue che potevano venire uti- lizzate con questa duplice funzione nella drammaturgia della Settimana Santa è diffusa soprattutto nell’Italia centrale, con sporadici esempi anche nell’Italia settentrionale. Da questo a dedurre che sul Sacro Monte esistessero in origine anche delle statue mobili, cioè con una duplice funzione e posizione, mi pare che si debba andar molto cauti. È un’ipotesi interessante e sorprendente, che mi lascia però assai perplesso, ma che merita di venir ulteriormente approfondita. Certo una rondine non fa primavera nessun’altra testimonianza del genere è mai comparsa in più di cinque secoli del Sacro Monte. Del Cristo deposto nel Sepolcro sappiamo solo che esisteva già, situato in quel loculo fin dal 1513 alme- no. Quindi un’eventuale sua duplice funzione dovrebbe essere anteriore a quel- la data ed avrebbe potuto durare solo una ventina di anni, ammessa l’affascina- nte ipotesi che la statua possa risalire al 1491 quando venne ultimata la cappella. Nessun’antica tradizione orale e nessun antico testo scritto vi accenna. Nep- pure il Fassola che racconta tanti episodi fantasiosi su altre statue e cappelle del Sacro Monte fa alcun riferimento ad una duplice funzione del Cristo deposto. Così pure i cunei di legno scoperti nel restauro sotto la nuca possono esser stati aggiunti semplicemente per sollevare un po’il capo, probabilmente all’inizio del Settecento perché fosse più visibile attraverso il cristallo del nuovo oratorio del Santo Sepolcro allora realizzato, e non per dargli una diversa posizione rispetto a quella del Cristo deposto, cioè quella del Cristo Crocifisso. In tal caso avreb- bero dovuto compiersi ben tre mutazioni: testa, braccia e gambe. Un procedimento certo un po’macchinoso che avrebbe dovuto lasciare qual- che almeno vago ricordo. Né infine il torso rigido e bloccato può adattarsi a quello di un Gesù sospeso sulla croce. Con i recenti restauri si è constatato che la statua non era dotata di un perizoma scolpito nel massiccio, ma di un tessuto so- vrapposto allo snodo delle gambe. Si deve trattare dunque, molto probabilmen- te della prima statua del Sacro Monte appartenente al secondo gruppo, quello che avevo definito il secondo periodo cioè delle statue di legno e stoffa, come quelle di Gesù e del manigoldo nell’attuale Salita al Pretorio, già nella gauden- ziana antica Salita al Calvario, o della Maddalena nell’anticamera del Sepolcro, ecc..., tutte di ambito gaudenziano. Si è pure osservato dopo i restauri che la Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 659
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