Page 604 - Libro Sacro Monte di Varallo
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pare logico, che la raffigurazione del Cristo portato al Sepolcro sia stata dipinta da Gaudenzio contemporaneamente agli affreschi di quell’oratorio ed alla pala sovrastante l’altare, con le Stigmate di San Francesco, ora nella pinacoteca di Va- rallo, che negli studi più recenti, seguiti agli ultimi restauri, dopo tante ipotesi di datazioni diverse ed anche attribuzioni al Lanino, viene ritenuta del 1517, quin- di poco prima della grande impresa della Crocifissione. La disposizione infatti di far dipingere la cappella era inclusa nel testamento di Emiliano Scarognini, stila- to il 20 luglio 1515. Il supporre tutta l’impresa attuata in due tempi, per quanto possibile, appare però più macchinoso, meno pratico e meno convincente. L’affresco del Trasporto, se eseguito, come penso, attorno al 17 con gli altri, avrebbe potuto venir oltraggiato poco dopo, nell’ottobre del 1518 nella scorri- banda fatta dagli uomini dell’alta valle contro i Varallesi “in devastando pictu- ras, effigies et imagines ...destruendo fontem in medio ipsius montis..,”. In tal caso lo stesso Gaudenzio avrebbe potuto provvedere abbastanza sollecitamente a dei ritocchi. Dopo l’eliminazione dell’affresco attorno al 1703, le successive guide del Sacro Monte non lo ricordano più. Anche il Bordiga nel 1830, pur ristampando l’ottava della guida cinquecentesca del Sesalli, in cui è descritta la scena di Gesù portato al sepolcro, non vi fa più cenno. Così pure il Cusa ricorda che il Fassola aveva citato un Cristo portato a seppellire, ma non aggiunge altro. Sarà solo nel 1914 il Galloni a rimpiangere la scomparsa di quel dipinto, iconograficamente unico, isolato come soggetto in tutta la produzione di Gaudenzio “senz’altro compenso che una insignificante decorazione di Francesco Leva”. In seguito lo ricorderà anche il Romerio, ma si tratta sempre e solo di citazioni erudite. Nul- la per altro si può aggiungere mancando qualsiasi riferimento iconografico al riguardo, nessuno schizzo, nessuna descrizione dell’opera, salvo i versi sincera- mente encomiastici del Sesalli e le parole del Bascapè. Né ci si può fare un’idea sicura della scena basandosi sulle opere del Lanino o di altri allievi e seguaci di Gaudenzio per la quasi totale mancanza di soggetti affini ed accostabili. Non penso infatti ne possa aver tratto spunto la tavoletta così semplice, così essenziale con i Funerali della Vergine del Lanino nella pre- della della pala di San Sebastiano a Biella del 1543, rivolta per di più in direzione opposta, da destra a sinistra, mentre il dipinto di Gaudenzio doveva ovviamen- te seguire l’andamento delle varie tappe della Passione, passando dalla cappella della Sindone a quella del Sepolcro, muovendosi cioè da sinistra verso destra. Forse, ma è una pura ipotesi, potrebbe presentare qualche richiamo, una qual- che idea, la tumultuante, drammatica Sepoltura di San Giovanni Battista, sem- 604 Cappella - 42