Page 603 - Libro Sacro Monte di Varallo
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dei d’Adda nel borgo di Varallo, per incarico di Francesco d’Adda, giunto sul Sacro Monte nella sua ricognizione, precisa che davanti, cioè prima del sacello di San Francesco “extra ferreos cancellos”, si vede una pietà D.N.J.C. (di Nostro signor Gesù Cristo) “perfecte delineata”. Evidentemente si tratta del Trasporto di Cristo al sepolcro, ma il notaio non è certo un esperto di iconografia sacra. Aggiunge però dei dati assai interessanti, che cioè il dipinto è di forma circolare “orbiculatim” ed ha un diametro di circa cinque cubiti, per quel che sembra di poter dedurre dallo scritto ricercato e contorto, quindi di circa metri due e ven- ti, che è stato dipinto in modo mirabile “a praedicto Gaudentio Ferrerio Vallis Uggiae”. Viene quindi da supporre che l’affresco, dato che nessun altro dipinto di Gaudenzio è circolare, fosse stato ridotto in quella forma in seguito al suo cattivo stato di conservazione. Il Fassola invece (1671), sempre attento a descrivere e citare tutto ciò che potesse rivestire un’importanza storica o artistica, nel capitoletto dedicato alla cappella di San Francesco, dopo aver ricordato gli affreschi eseguiti da Gauden- zio sulle pareti del piccolo oratorio, così prosegue: “V’è una ferrata che circonda detto angolo dell’Altare, fuori della quale verso l’Evangelo (cioè sul lato sinistro secondo la liturgia anteriore al Concilio Vaticano II) sopra il muro ha dipinto Gaudenzo, Christo involto nella Sindone”. Quindici anni dopo anche il Tor- rotti, descrivendo gli affreschi dello stesso oratorio di San Francesco, ricorda che “Gaudenzo fece il Christo nella Sindone. A man destra continuando l’antipor- tico si trova il Santo Sepolcro”. Ovviamente con quest’espressione di “Christo involto nella Sindone” e di “Christo nella sindone”, non si deve intendere una ripetizione in pittura della scena scolpita in legno alla fine del Quattrocento e situata allora nella cappel- la immediatamente precedente ma, come detto nelle guide rimate del secondo Cinquecento, si tratta di un Cristo portato a seppellire e sorretto nel lenzuolo. Nei primissimi anni del settecento con il rifacimento di tutto il porticato ed il malaugurato rinnovamento delle decorazioni nella cappella di San Francesco con la cancellazione degli affreschi di Gaudenzio, in parte rovinati, “consum- mati dall’antichità”, come dicono le guide del 1704 e del 1715, o “smarito dalla tramontana” come è scritto in quella del 1743 e nelle successive, scompariva an- che il Trasporto di Gesù morto al sepolcro, come ricorda con rammarico il Galloni nel 1914. L’affresco si trovava infatti contiguo a quelli dell’oratorio di San Francesco, come detto chiaramente nel testo del Fassola, cioè sulla parete dell’ultima cam- pata del portico che fa angolo con la cappella stessa, da cui si deve dedurre, mi Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 603