Page 580 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Più recentemente, nel 2003, se ne è occupato in uno studio apposito ed assai approfondito, il Villata, retrodatando le due sculture al 1505. Rimasto libero il vano della smantellata cappella della Spogliazione delle vesti, si sono conservate sul pavimento, verso il fondo, sulla sinistra, le tracce dei dadi usati dai soldati per disputarsi le vesti di Gesù. Essendo i soldati dipinti ad affre- sco da Gaudenzio sulla parete ed i dadi sul pavimento in rilievo, il maestro aveva qui per la prima volta nel 1505, creato un legame, anzi una continuità, una vera e propria fusione di scultura e pittura in un unico episodio, come si verificherà in alcuni altri casi in seguito, soprattutto nella collaborazione tra i due fratelli Giovanni ed Antonio d’Enrico. Per questo ambiente ormai privo di statue, ma ornato su due pareti dagli af- freschi di Gaudenzio, Giovanni d’ Enrico viene incaricato di modellare il nuovo gruppo della Pietà. Nel 1637 egli sta terminando il complesso statuario dell’Inchiodazione, nel 37-38 sta realizzando quello della Deposizione dalla croce. Nel frattempo il 12 settembre del 38 la fabbriceria stabilisce di dargli “a fare altre statue”. Mancano infatti ancora quelle del S. Pietro penitente, forse quelle per completare la Salita al Pretorio ed il gruppo appunto della Pietà. Si può quindi ritenere a ragione che questo gruppo sia stato eseguito nell’arco di tempo che va dalla fine del 38 all’i- nizio del 40, quando il d’Enrico termina la sua attività sul Sacro Monte. Dall’elenco delle sue sculture, da lui allegato alla richiesta di pagamento, pre- sentato ai fabbriceri il 12 maggio 1640, il gruppo della Pietà , costituito da undi- ci statue, segue immediatamente a quello della Deposizione dalla croce e prece- de quello di S. Pietro penitente, per cui si può ritenere che la sua esecuzione sia avvenuta tra 1’uno e l’altro, cioè poco dopo l’incarico datogli il 12 settembre del 38, quasi contemporaneamente o subito dopo la modellazione della statua del Beato Bernardino Caimi, posta entro la nicchia, sotto il portichetto del Santo Sepolcro, fatta eseguire dal senatore Caimi nel 38. Per cui la datazione più plau- sibile per la Pietà dovrebbe restringersi tra la fine del 38 e la prima metà del 39. Si tratta dunque dell’ultimo, impegnativo lavoro del grande ed ormai ottua- genario maestro, prima di ritirarsi. Questa volta però, data l’angustia del vano ed anche dato il soggetto, il complesso statuario non viene più concepito con un andamento ampio, corale, a semicerchio, come il d’Enrico aveva sempre pre- diletto. La composizione si accalca, si assiepa in un gruppo unitario. Le figure si stringono tra loro, e per ragioni di spazio, e per ragioni psicologiche, per un senso di partecipazione al dolore della Vergine, per stare più vicino, più attor- no a Lei, per farsi forza a vicenda, formando quasi una massa compatta che ha 580 Cappella - 40
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