Page 533 - Libro Sacro Monte di Varallo
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di Palazzo Medici Riccardi a Firenze, affrescata da Benozzo Gozzoli con la Caval- cata dei Magi (1459-60), che si snoda soltanto lungo le pareti, sotto un soffitto a cassettoni, con la presenza dell’altare e degli stalli lignei del coro in più. Solo uno spunto felice, solo un anticipo geniale può venire dall’ambiente leonardesco lombardo con la famosa Sala delle Assi nel Castello Sforzesco di Milano, così detta per lo steccato di legno – un alto zoccolo – che pare rivestis- se, in basso, tutt’attorno, le pareti, dipinte da Leonardo verso il 1497. La sua decorazione, estesa a tutta la superficie, volta e pareti, raffigura delle querce che stendono le loro fronde a rivestire la volta, lasciando intravedere negli interstizi l’azzurro del cielo e creando così l’illusione di un pergolato di verzura. Si tratta dunque della prima composizione di un affresco unitario, completo, ininterrot- to, coinvolgente un’intera sala, con l’effetto di annullare la struttura muraria ed i limiti spaziali. Poco più di vent’anni dopo Gaudenzio fa un balzo ardito, sorprendente in questa direzione. Da quel suggerimento limitato al mondo vegetale trapassa ad uno spazio totalmente aperto, che si spalanca con l’immensità del cielo, anima- to da nubi e gruppi di angeli e che sostituisce all’assito delle pareti ed ai fusti di quercia il coro degli astanti, vera siepe umana, la più potente, la più varia, la più carica di sentimenti, che ci avvolge snodandosi lungo tutti e quattro i muri. Ed anche per la volta, se si vuole cercare qualche lontano precorrimento, biso- gna risalire al Mantegna, alla Camera picta, la famosa Camera degli sposi (1472- 74), del palazzo gonzaghesco di Mantova, col celebre occhio, o lucernario cen- trale, dipinto ad affresco, che illusoriamente sfonda la volta per spalancarsi verso il cielo. Ma è solo un punto di partenza, un avvio, un piccolo spunto, perché si tratta di un’apertura limitata nel contesto della sala, anzi della volta stessa. Sul Sacro Monte, nella estesa, ininterrotta superficie interna delle pareti (la loro vastità non è stata finora mai calcolata in metri quadrati, ma sarebbe signi- ficativo ed interessante conoscerli) il pittore sfodera tutta la sua traboccante cre- atività, la sua fervida fantasia, la sua capacità rara di dominare con naturalezza lo spazio, ad iniziare dall’alto, dalle volte, punto di partenza per la realizzazione di una composizione ad affresco, al contrario del riguardante che vi poserà gli occhi solo alla fine. Tutte le ampie superfici curvilinee, trasfigurate nella calotta celeste, sono per- corse da nubi chiare e dense, che si accavallano cariche, quasi tumultuanti, come al sopraggiungere di un temporale estivo. Sono arditi bianchi su bianchi d’uno straordinario effetto, ottenuti con la stessa stesura naturale dell’intonaco, solo sa- pientemente ricoperti in parte da velature più o meno accentuate a creare riflessi, Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 533
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