Page 538 - Libro Sacro Monte di Varallo
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bergamasca. Ed ancora nella celebre Sala dei cavalli, nel mantovano Palazzo del Te, su cartoni di Giulio Romano (1535 circa), i sei cavalli delle razze fatte alle- vare da Federico II Gonzaga, dipinti a fresco su alti basamenti, statici e colti di profilo, non superano un valore puramente documentario. Al contrario, di portata eccezionale la lezione di Gaudenzio per i successivi cicli pittorici dei Sacri Monti e di quello varallese in particolare, sia per la Ca- valcata dei Magi dello stesso Gaudenzio pochi anni dopo, e poi all’inizio del secolo successivo per gli affreschi del Morazzone e del Gherardini nella Salita al Calvario e nell’Inchiodazione. Ne emerge, senza ombra di dubbio, la più grandiosa ed impressionante rap- presentazione di tutta l’età rinascimentale, che non ha precedenti di pari livello e forse non ha un seguito con tale ampiezza, continuità e sapienza di orchestra- zione. L’affresco globale Ma il primato più ardito, più singolare, e purtroppo non ancora evidenziato nella storia della pittura è quello dell’affresco globale, dell’affresco ininterrotto, senza soluzione di continuità, su tutte e quattro le pareti, dal vertice della volta fino al pavimento. È vero che c’è già la ricordata premessa della Sala delle assi di Leonardo nel Castello Sforzesco di Milano. Ma la decorazione pittorica è costituita esclusi- vamente da elementi vegetali (un vasto pergolato). Vi manca qualsiasi presenza animale ed umana. Una o due altre anticipazioni già esistevano sul Sacro Monte di Varallo. Con ogni probabilità la cappella dell’Ascensione, ove ora sorge il Tabor, di mode- stissime dimensioni, già documentata nel 1493 all’epoca della donazione del monte al Padre Caimi, e poi, di poco successiva, la cappella del Sepolcro della Madonna, presso la stazione superiore della teleferica, i cui affreschi sono oggi conservati nella Pinacoteca di Varallo, anch’essi di dimensioni ridottissime. In ambedue gli affreschi rivestivano tutte le pareti interne, ma i pellegrini non vi potevano entrare, quindi il risultato, l’effetto, era completamente diverso. Si vedeva la scena dall’esterno come in tutte le altre cappelle. Mancava, oltre alla vastità dello spazio, l’avvolgimento totale del visitatore da parte della scena figurata. Tutt’altra cosa è il monumentale ambiente del Calvario. Qui il fedele, il pellegrino è trasportato in un’altra dimensione, è trasferito all’improvviso in un altro mondo, è immerso in un altro contesto, sia nel tempo che nello spazio. Qui c’è l’esempio assoluto di pittura totale. Non avverrà più così nella suc- 538 Cappella - 38