Page 537 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Ma fra tutta quella folla animata da tante ed opposte passioni, si mescola con particolare evidenza anche il mondo animale, quello più domestico, più vici- no agli esseri umani nei pressi di una grande città, come Gerusalemme: i cani, ed i cavalli. È la felice assimilazione dell’esuberante inventiva leonardesca che andava ricercando i molteplici aspetti di una maestosa orchestrazione di figure umane ed animali con cui addensare lo spazio prospettico di un vasto sfondo. Forse nessun pittore prima di Gaudenzio ha dato via libera a così tanti cani nei suoi dipinti come lui qui. L’agitazione, il movimento della massa umana vie- ne accentuato, reso più tumultuoso, dalla presenza improvvisa, sorprendente, inaspettata, di cani e cagnolini, che s’intrufolano d’ogni parte, tra le gambe della gente o in braccio a qualche bambino, nelle situazioni più varie, nelle istantanee più immediate, sgaiattolando di sotto al minaccioso incedere dei destrieri. Ne emerge con solare evidenza la simpatia, la familiarità dell’uomo Gaudenzio verso di loro. Un esperto cinofilo ne potrebbe distinguere anche oggi con facilità razze, sottorazze e incroci, e forse ne potrebbe avere anche qualche sorpresa. I cavalli poi, con le loro moli imponenti, con la loro prepotente presenza, risultano quasi comprimari degli uomini in tutta la cerchia della folla assiepata, e contribuiscono a creare continuità tra scultura e pittura, con quelli modella- ti in terracotta, di cui già ci siamo interessati trattando la parte scultorea. Vi contribuiscono anche in modo non trascurabile le bardature e soprattutto le borchie, rilevate in stucco, memori di quelle della parete in Santa Maria delle Grazie. Esse oggi sembrano imprimere un tono arcaizzante, dopo le puliture a fondo delle moli dei cavalli, avvenute negli ultimi restauri, che hanno annulla- to penombre, velature, ombreggiature, tanto da apparire come un qualcosa di slegato dal contesto a causa dell’uniforme piattezza delle superfici di quelli che erano, fino a non molto tempo fa, i volumi poderosi dei possenti cavalli. Essi, accalcati quasi uno davanti all’altro, costituiscono non solo un assiepato corteo di destrieri di varie razze e di diversi mantelli, ma un vero muro, una bar- riera equestre ed assurgono ad una esaltazione eroica del cavallo per il servizio reso all’umanità in pace ed in guerra e per le sue forme possenti e armoniose, rie- cheggiano gli equipaggi di cavalieri e personaggi illustri in visita al Sacro Monte, che facevano di per sé spettacolo, eleganti e solenni nell’incedere, nelle bardatu- re e nelle sontuose gualdrappe, ma anche i temibili cavalli del Giacomaccio nel minacciato assalto a Varallo del 1518, narrato più di un secolo dopo dal Fassola. È anche questa sfilata un primato assoluto. Ben poca cosa è al confronto il confronto equestre, assai noto, della Visita di re Cristiano di Danimarca al Col- leoni, attribuito a Fogolini (1520 circa), nel castello di Malpaga nella pianura Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 537