Page 531 - Libro Sacro Monte di Varallo
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collocazione così marginale, mentre venivano invece attratti dalle altre in piena azione. Esse appaiono come casuali passanti, appena appena entrati nell’aula con i tanti pellegrini: due figure quindi di vero e proprio collegamento tra la folla delle statue e quella viva a rendere ancor più stretto e forte il legame, la continuità fra le une e le altre. Sono due personaggi assai caratteristici e quasi fra loro contrapposti: l’uno con lunghe vesti, barba e capelli prolissi; l’altro pelato, sbarbato e sdentato, con veste corta al ginocchio: l’uno quindi vestito all’antica, all’apostolica, l’altro alla moderna. Il Butler con lunga disquisizione pensa che debbano raffigurare il primo Leonardo da Vinci ed il secondo il pittore Stefano Scotto, secondo la tradizione, già maestro di Gaudenzio a Milano in anni giova- nili. È indubbio che il personaggio dalle lunghe chiome richiami il volto di Leo- nardo, derivato forse dal Platone di Raffaello nella Scuola d’Atene in Vaticano, così come è pure indubbio che il volto scavato e rugoso dell’altra figura è un diretto tributo, una diretta derivazione dalle tante teste senili studiate spietata- mente da Leonardo in numerosi suoi disegni, tanto da trasformarle poi in vere ed esasperate caricature. La sequenza dei vari gruppi e delle varie figure doveva dare ai pellegrini l’im- pressione di scoprire gradualmente tutta la realtà del dramma del Golgota, dei vari elementi, dei vari episodi ricordati dalle narrazioni evangeliche, di poterli osservare, di poterli meditare uno per uno, prima di cogliere al vertice il Cristo crocifisso e di sentirsi avvolti d’ogni parte e totalmente coinvolti dallo scatenar- si del dramma. Ma nell’Ottocento, da quando cioè si entra frontalmente nella cappella, il contatto è certo più immediato, più traumatico, ma anche più d’effetto, più esteriore e spettacolare, e l’aspetto più intimo, più meditativo, più profondo, più carico di sentimento voluto da Gaudenzio è stato in parte compromesso. Quante sono le statue che il maestro ha realizzato per rendere con grandiosa efficacia questo mistero? L’impressione è di un numero notevole, già calcolato dal Fassola nel Seicento “da trenta in trentacinque” e di ventisei per il Butler alla fine dell’Ottocento. Ma un numero esatto è difficile da definire: un gruppo equestre vale per uno o per due? E una madre con un bimbo in braccio? Un cagnolino può contare per una statua? Conta in realtà assai di più che per la loro distribuzione sapiente, sciolta, che dà un senso di naturalezza, si ottenga il risultato di una folla assai numerosa, disposta a ventaglio, a semicerchio, con l’effetto ottico di essere distribuita entro una struttura absidata. C’è una grande orchestrazione di figure, di gruppi articolati, distribuiti con esperta regia, come aveva fatto un decennio prima, in campo esclusivamente pit- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 531
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