Page 506 - Libro Sacro Monte di Varallo
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metà circa fra i due dell’attuale vano della cappella, non è dato sapere, mancando qualsiasi traccia in loco, non solo, ma anche in planimetrie o disegni, tutti di epo- che più tarde. Fu poi totalmente abbattuto questo edificio per realizzare quello nuovo, o qualche parte della sua muratura è sopravvissuta, inglobata nelle pareti del suc- cessivo cantiere gaudenziano? Penso che, se anche non fossero state addossate all’attuale cappella i due misteri dell’ Inchiodazione e della Deposizione dalla croce nella prima metà del Seicento, non si riuscirebbe a trovare traccia nei muri perimetrali di resti delle pareti risalenti alla prima redazione dell’epoca del Cai- mi, anche se con ogni probabilità vi possono essere stati inglobati. Né si può dire con certezza come fosse quell’edificio. Nulla ci fa intendere al riguardo la guida del 1513-14. Doveva trattarsi quindi di una costruzione assai modesta, priva di particolare prestigio architettonico. Non penso di scostarmi troppo dal vero supponendo che si trattasse di una cappelletta di struttura qua- drangolare, come ne esistono ancora molte in Valsesia e risalenti alla stessa epo- ca, con il lato di facciata costituito quasi interamente da un ampio arco, protetto forse da una grata lignea; il tutto coperto da un tetto a duplice spiovente in lastre di pietra. Forse le pareti laterali non dovevano essere molto profonde, risultan- do così più ampia quella di fondo per contenere la parte fondamentale della raffigurazione, mentre la copertura doveva essere costituita da una volta a botte. Uno schema dunque elementare, ma sufficiente per allora, coltivando forse già fin dall’inizio l’idea che si dovesse trattare di un edificio non definitivo, ma da sostituire in un tempo migliore. L’unico dato sicuro che viene riferito dalla prima guida del Sacro Monte, è che si dovevano salire diciotto scalini dal piano della Spogliazione delle vesti, cioè della Piazza Maggiore, per raggiungere il Golgota: diciotto scalini, esatta- mente come a Gerusalemme entro la Basilica del santo Sepolcro, e come si man- terrà anche in seguito qui a Varallo nella successiva redazione cinquecentesca. Ben dettagliati invece sono i versi che descrivono in modo accurato, attento, preciso, ma anche intensamente sentito, la scena drammatica e culminante del sacrificio del Cristo Redentore. La primitiva raffigurazione È una fortuna che attraverso la più antica guida del Sacro Monte (1513-14), si possa conoscere come si presentava la scena originaria della Morte di Gesù in croce sul Calvario, così come era stata realizzata verso la fine del Quattrocento, secondo il ragionamento già fatto nelle puntate precedenti. 506 Cappella - 38
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