Page 500 - Libro Sacro Monte di Varallo
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sorprendente di comparse. Quindi a ragione mi pare si debba considerare il suo canto del cigno, anche se sarà ancora seguita negli anni immediatamente successivi dalla Deposizione, dal gruppo della Pietà e dal S. Pietro penitente. Il ciclo pittorico di Melchiorre Gherardini Mentre tra il 1635 ed il ‘37 Giovanni d’Enrico dava vita alla composizione scultorea, i fabbriceri dovevano pensare a chi rivolgersi per affidargli il compito, anzi, la responsabilità di completare il tutto con un ciclo pittorico adeguato, di pari alta ispirazione. L’impresa si presentava tutt’altro che semplice, data la vastità della superficie da rivestire di affreschi: la più ampia, penso, di tutto il Sacro Monte, superiore, credo, anche a quella dipinta decenni dopo nella Trasfigurazione. Per di più si trattava di affrescare una cappella posta tra due capolavori a cui ci si sarebbe dovuti adeguare il più possibile come stile e come elevata qualità: la Salita al Calvario del Morazzone ed il Cristo in croce, opera somma di Gaudenzio. Gli esponenti della grande scuola pittorica lombarda del Seicento, che avreb- bero potuto con la loro ispirazione tormentata ed esaltante e con le loro doti di affreschisti valentissimi, trasfigurare l’aula, erano ormai tutti scomparsi: non solo il Morazzone ed il Tanzio, che avevano lasciato sul Sacro Monte alcuni dei cicli più superbi, deceduti, l’uno nel 1626 e l’altro 1633, ma anche Giulio Cesa- re Procaccini ed il Moncalvo, ambedue interpellati un tempo per le cappelle va- rallesi, ma poi scartati, morti entrambi già nel 1625, ed ancora Daniele Crespi, scomparso durante la peste del 1630, ed il Cerano, deceduto nel ‘32. In valle poi le uniche due figure di una certa fama, già ben note ed attive per la Nuova Gerusalemme, erano il Rocca e Melchiorre d’Enrico, ambedue già avanti negli anni. Il primo era stato autore degli affreschi delle due cappelle: la Flagella- zione e la Guarigione del paralitico, ma era allora impegnato nel vicino Biellese, nel Cusio e forse nel Novarese, ove esistono varie sue opere di cui non si conosce la data. Ma può anche darsi che non fosse ritenuto adatto a dominare con i suoi dipinti un così vasto spazio come quello dell’Inchiodazione. Sarà tuttavia richia- mato più avanti al Sacro Monte per gli affreschi di Gesù davanti a Caifa e di San Pietro penitente. Il secondo, pure autore dei dipinti nelle cappelle dell’Orazione nell’orto, dei Discepoli dormienti e della Cattura, ma di gran lunga inferiore ai suoi due fratelli: Giovanni ed Antonio, detto il Tanzio, era impegnato in lavori più modesti sul Sacro Monte, e non avrebbe certo raggiunto un esito felice in un 500 Cappella - 37
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