Page 495 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Si potrebbe forse anche pensare al portale della Chiesa Vecchia, abbattuta tra il 1771 ed il ‘73, ma non se ne ha alcun riscontro documentario o figurativo, oppure a quella della Tentazione, o Cristo nel deserto la cui facciata venne rifatta nelle forme attuali nel 1754. Ma si rimane pur sempre nel campo delle conget- ture. Queste le vicende plurisecolari riguardanti la struttura architettonica della cappella. La documentazione sul complesso scultoreo di Giovanni d’Enrico Completata la parte muraria della cappella attorno al 1634-35, Giovanni d’Enrico potè dedicarsi con maggior impegno alla modellazione delle numerose statue, a cui certamente aveva già incominciato a pensare dopo l’ordine ricevuto dai fabbriceri quasi otto anni prima, il 4 ottobre 1627, prevedendo e forse ide- ando con schizzi e disegni lo schema complessivo della scena grandiosa per cui stava erigendo il vasto “contenitore” murario. A qualche tempo prima di dare avvio all’intervento scultoreo deve risalire il documento anonimo (ritrovato dal Longo e segnalato dal Remogna), intitolato Statua per la Cappella nella quale si rappresenterà il mistero quando nostro Signo- re fu sopra la croce inchiodato, in cui si scrive tra l’altro: ‘’Insieme alle medemme turbe si potranno far degli figlioli adulti, che per curiosità siano corsi al spet- tacolo, et si faranno in diverse positure et atti. S’avvertirà che tutte o almeno la maggior parte delle statue si conformino con l’habiti et faccia a quelle che sono nella cappella dove nostro Signore sta crocifisso, essendo che per il più li medemmi che l’accompagnarono al Calvario gli stessi stettero ancora presenti sin tanto che fu sopra della croce inchiodato”. Disposizione come sempre detta- gliatissima, a cui scrupolosamente attenersi, col consueto ordine di richiamare nell’abito e nei volti i personaggi delle cappelle vicine per dar continuità allo snodarsi delle vicende, perché scorrano il più possibile unitariamente. L’impresa, quanto mai impegnativa per il gran numero di presenti, dovette attuarsi, nonostante gli ancor molti impegni dello scultore e l’età ormai avan- zata, nel giro di circa due anni, grazie anche all’aiuto sempre più consistente dell’allievo, ed ormai sperimentato collaboratore, Giacomo Ferro, e quasi cer- tamente anche dei fratelli del Ferro, che pochi anni dopo lavoreranno con lui a Montrigone. Che il complesso dovesse esser ormai in fase conclusiva nel 1637 ce lo prova il fatto che proprio in quell’anno il pittore Melchiorre Gherardini (o Gilardi- ni), inizia ad eseguire il ciclo pittorico. Nell’anno successivo in un verbale di Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 495
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