Page 493 - Libro Sacro Monte di Varallo
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L’architettura e le sue vicende attraverso i secoli La costruzione iniziata verosimilmente poco dopo la stesura del contratto con i capimastri (1° marzo 1632), e quindi nella primavera del ‘32, dovette essere terminata all’incirca tre anni dopo, verso la fine del ‘34 o nei primi mesi del ‘35. Essa veniva così con il suo notevole volume, insieme alla vicina cappella della Salita al Calvario, proprio sul ciglio, a strapiombo su Varallo, ad emergere e dominare nel complesso del Sacro Monte visto dal sottostante centro urbano, caratterizzandolo in modo determinante. Ma veniva anche ad occultare in gran parte con la sua mole e la sua maggior altezza, la retrostante cappella del Calvario, che fino a quel momento era invece emersa come la struttura architettonica di maggior prestigio e l’elemento di più alto valore religioso nel panorama della Nuova Gerusalemme osservata dal basso. Poco tempo dopo la cappella del Calvario rimarrà ancor più incapsulata dall’addossarsi sul lato opposto, cioè verso la Piazza Maggiore, dal sorgere della nuova cappella del la Deposizione dalla croce, pure del d’Enrico, ed umiliata dalla superiore altezza di ambedue le nuove costruzioni. Tale stato di cose rimarrà invariato per due secoli, ed è ben riscontrabile in molte vedute del Sacro Monte, dalla seconda metà del Seicento (incisione di Gaudenzio Sceti del 1671 per esempio) fino a quella della Piazza Maggiore ese- guita da Nicolosino e dall’Arghinenti e pubblicata nel 1825. Ma nei primi decenni del secolo XIX si lamenta sempre più il lento deperi- mento degli affreschi di Gaudenzio nella cappella centrale del Cristo in croce a causa dell’umidità, oltre che degli sfregi, come fa notare il Bordiga nella sua guida del 1830. Per ovviare in parte a questo degrado e per ridare preminenza a questa cappella, la più importante di tutta la Nuova Gerusalemme, rispetto alle laterali seicentesche, essa viene soprelevata di un piano in cui vengono praticate delle finestre per aerare lo spazio intercapedine così creato tra la volta gauden- ziana cinquecentesca ed il nuovo tetto a padiglione, in modo da eliminare l’u- midità che penetrava attraverso l’antica copertura. La data di questo lavoro purtroppo finora non è nota con esattezza, ma si col- loca nel ventennio che va dalla veduta del Nicolosino e dell’Arghinenti (1825) a quella del Rovere (1847). Con molta probabilità la soprelevazione dovette avvenire poco prima del 1840, quando si intervenne per la “riformazione e l’aggiustamento degli into- nachi esteriori delle cappelle 37, 38 e 39 rovinati dall’umidità.” Pare logico che questa rifinitura sia avvenuta dopo, e non prima, dell’inter- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 493