Page 498 - Libro Sacro Monte di Varallo
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e la supervisione del d’Enrico, o forse addirittura secondo un suo disegno. Si differenziano, o per esigenze sceniche più complesse, o per la ricerca di im- postazioni più ardite, allo scopo di sorprendere, attrarre e coinvolgere con solu- zioni nuove ed impreviste, solo l’Ecce Homo, articolato su due piani, la Prima e la Seconda presentazione a Pilato, impostate in profondità e la Cattura, sviluppata in larghezza secondo un andamento frontale. Qui, nell’Inchiodazione alla croce, il regista geniale e smaliziato da tante pre- cedenti esperienze, imposta la scena con ampio respiro nel vasto spazio dell’au- la, distribuendo gruppi e figure in modo sparso, quasi ognuno vivesse e operasse con autonomia, con un intenso brulicare di azioni indipendenti. Quest’assenza a prima vista di unità corale, accentua l’effetto di tumultuoso disordine, di azioni istantanee, addensando, or qua, or là, i vari gruppi, più o meno fitti, e creando così molteplici punti di attrazione e di coinvolgimento: i cavalieri, i soldati schierati, i due ladroni, le pie donne, le trepide madri, il Cristo stesso steso sulla croce, non al centro dello spazio, i bambini che si intrattengono con il cane, come già suggerito negli ordini impartiti per iscritto allo statuario e come già felicemente sperimentato in altri misteri, quasi a smorzare in parte con la loro presenza in primo piano la crudezza dell’azione ed a richiamare pure la predilezione di Gesù per i fanciulli. In realtà, nonostante quest’impressione, tutto è sottilmente coordinato con rara sapienza registica entro un vasto anfiteatro di creature umane e di animali (cavalli e cani) attorno all’evento fondamentale col Cristo ormai disteso a terra sul legno della croce. Verso questo punto focale primario si svolgono delle azio- ni più periferiche, con tutt’attorno i gruppi equestri, mai così numerosi nelle altre cappelle, alcuni di soldati, altri di personaggi già incontrati nel mistero pre- cedente, realizzato dal Tabacchetti, per dare perfetta continuità al susseguirsi ininterrotto degli episodi. Bisogna però tenere ben presente che il d’Enrico aveva fatto giungere alla cappella i pellegrini attraverso la lunga scalea posta all’estrema destra della fac- ciata. Così il primo impatto, il primo contatto diretto con il nuovo mistero, che doveva dare il tono a tutta la drammatica azione, era costituito, proprio nella parte più a destra, dal folto gruppo delle madri dolenti e della Vergine che cade in ginocchio affranta, sorretta dalle pie donne, certo ricordo concreto e tributo doveroso all’appena eliminata cappella dello Spasimo, o della Madonna tramor- tita. In tal modo si veniva a creare il clima pieno di pathos per una partecipazio- 498 Cappella - 37
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