Page 499 - Libro Sacro Monte di Varallo
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ne profonda ed intima al dramma. Seguiva poi ad una certa distanza ed un po’ arretrata la coppia dei due ladroni, ancora eretti, che attendono il loro turno, accoppiati e legati come nella Salita al Calvario. Si giunge così per gradi all’azione primaria dell’inchiodazione, a cui assiste più a sinistra un picchetto di soldati, mentre tutt’attorno si sviluppa la siepe movimentata dei gruppi equestri. Questo procedere, così concepito dal grande orchestratore, era già stato in parte compromesso a metà dell’Ottocento spostando la scalea dall’estrema destra al centro della facciata, determinando di conseguenza il primo impatto, frontale e diretto, col gruppo dell’Inchiodazione, e relegando a marginale e sem- plice completamento quello dello Spasimo e delle madri dolenti. Poco più di cento anni dopo,nel 1956, l’eliminazione della grata lignea e del- la sovrastante vetrata, proprio al centro, e la loro sostituzione con la ricca infe- riata, ponendo bruscamente a contatto i riguardanti con la scena scultorea, ne ha eliminato il senso di mistero, il gusto della scoperta, lo studiato convogliare di sguardi verso determinati punti, con una visione più volgare, cruda e quasi sfacciata. Certo il d’Enrico, cosciente della sua ormai avanzata età, aveva dato peso de- terminante alla mossa ed articolata orchestrazione (si potrebbe quasi parlare di polifonia) generale, più che alla resa particolareggiata delle singole figure, ben sapendo che la maggior parte di esse sarebbe stata materialmente eseguita dal Ferro e dagli altri collaboratori, pur sotto la sua direzione, soprattutto quelle di secondo piano, come il gruppo pur notevole della dama sul cavallo, con cui sembra già di trovarsi nelle cappelle di Montigone, o come l’irrigidita figura del vicino cavaliere in abito e copricapo marrone sulla destra. Vari personaggi rivelano, o rieccheggiano, la forza, l’intensità, l’ispirazione piena di drammatica passione del maestro, come certe fisionomie ribalde di aguzzini. Spesso i panneggi si fanno più lineari, lontani dalla vivacità nervosa e tormentata del più tipico d’Enrico, come la figura femminile, presso la Madda- lena, al centro della scena. Già nel secolo XIX aveva destato qualche riserva la stessa figura del Cristo, prima da parte del Bordiga (1830), poi dal Cusa (1857), mentre altre osserva- zioni avanzava il Butler (1894). Per il Romerio invece, nel primo Novecento, la cappella costituisce il capolavoro del d’Enrico. Ed in verità questa fatica estenuante e quasi titanica, dovuta ad un maestro di straordinario talento, ma ormai avanti negli anni, rivela la sua eccezionale capa- cità di rinnovarsi, sia per la novità dell’impostazione generale, sia per il numero Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 499
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