Page 476 - Libro Sacro Monte di Varallo
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ancor più di Palma il Giovane, fu pittore fecondissimo. Si può dire che non vi sia chiesa di Brescia per cui non abbia eseguito qualche tela o qualche affresco, operando per tutta l’ampia provincia bresciana, dal lago d’Iseo fino ai confini del Mantovano, con grande capacità di narrare episodi della storia sacra in composizioni movimentate e dense di figure. Come però dalla repubblica veneta sia giunto all’inizio del Seicento al Sa- cro Monte di Varallo è per ora assai difficile capire. E’ vero che ci troviamo in decenni in cui sulla Nuova Gerusalemme operano prevalentemente artisti non originari della valle: il Prestinari o i Della Rovere per esempio, ma sono maestri appartenenti sempre all’area milanese, cioè al ducato di Milano, ed attivi poi an- che al Sacro Monte di Orta. C’è poi il Tabacchetti, originario delle Fiandre, ma che svolgerà poi tutta la sua attività tra Varallo, Crea ed Alessandria. Diverso è invece il caso del perugino Domenico Alfano, documentato al Sacro Monte dal 1593 al 1603, e poi quello del Gandino appunto. Nessuno finora si è mai posto il problema. L’Alfano era perugino come Galeazzo Alessi. Ma passa un quarto di secolo dalla stesura del Libro dei Misteri alla comparsa dell’Alfano a Varallo. Fece parte inizialmente come giovane apprendista nello studio milanese dell’A- lessi? Collaborò nella parte figurativa alla realizzazione del Libro dei Misteri? Oppure conobbe a Perugia l’Alessi ormai anziano e forse su suo consiglio, o ricordando anni dopo quanto l’Alessi aveva detto del nostro Sacro Monte, salì a Milano, conobbe i D’Adda e così giunse poi a Varallo? Sono tutte ipotesi che mi paiono plausibili, ma rimangono pur sempre solo delle ipotesi. Così pure avviene per il Gandino. Come mai nel 1601 è sul Sacro Monte a di- pingere le statue della Salita al Calvario? Aveva già dato buona prova di sé nella sua terra, per esempio con la Madonna e Santi, firmata nel 1596 per S. Andrea di Asola. Chi lo chiamò, chi lo invitò al Sacro Monte, nella zona più occidentale dello stato di Milano? Vi era giunta in qualche modo la sua fama, o la fama del Sacro Monte era abbastanza viva a Brescia? Vi era ancora il ricordo dei due pellegrinaggi di S. Angela Merici, effettuati però settant’anniprima? E poi ancora, perché i fab- bricieri si rivolsero ad un artista proveniente così da lontano? Non ve ne erano in ambito locale? È vero che per la Nuova Gerusalemme varallese è spesso stato valido il proverbio latino “nemo est profeta in patria”. Quando il Gandino giun- ge a Varallo vi è già da sette-otto anni l’Alfano. Perché si dà l’incarico al nuovo venuto, non ancora sperimentato in loco di dipingere una cappella così vasta ed impegnativa come la Salita al Calvario, e non la si dà per esempio all’Alfano? 476 Cappella - 36
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