Page 335 - Libro Sacro Monte di Varallo
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motori di questa prima parte dell’impresa decorativa della cappella di Gesù con- dotto per la seconda volta a Pilato doveva esser stato il Dottor Moresini “Sin- dicatore di Valsesia”, ed i due giovani quadraturisti, forse addirittura proposti da lui, avevano dato una delle prime prove delle loro capacità ideando un atrio monumentale, architettonicamente elaborato per il gioco di colonne e lesene tuscaniche scanalate, gradualmente e variamente aggettanti sul fondo parietale, creando cosi un effetto di strutture mosse ed articolate. Ma vere protagoniste dell’architettura dipinta, o “architectura ficta”, sono le due grandi arcate al centro delle pareti, che dilatano scenograficamente, con efficace respiro ed ariosità spaziale, l’aula eretta dal d’Enrico La scena scultorea Come si è visto nel numero precedente, per molti anni l’aula destinata ad ac- cogliere la Seconda presentazione di Gesù a Pilato rimase in attesa di essere occupata dalle statue modellate da Giovanni d’Enrico, come sempre tradizio- nalmente riferito dalle antiche guide del Sacro Monte, ad iniziare da quella del Fassola, pubblicata nel 1671, come confermato dallo stile inconfondibile dello scultore, e soprattutto come documentato dalla “nota” delle opere ancora da pagare al maestro, compilata e presentata al Fabbricere del Sacro Monte il 12 maggio 1640. Non è invece definibile con esattezza la datazione del complesso scultoreo, mancando una precisa documentazione al riguardo. Lo stesso Fassola non ne parla e così fino ai primi decenni dell’Ottocento nessun autore se ne occupa. È il Bordiga che per primo nel 1830 affronta l’argomento affermando che queste statue del d’Enrico:«...si hanno per ultime sue opere essendo morto l’anno 1614...». Ripetono tale affermazione il Tonetti nel 1891, il Butler nel ‘94 ed il Rome- rio nel 1912. Seguiranno nel 1914 gli studi del Galloni che apporteranno nuova luce sull’argomento, ma senza che se ne sia in seguito tratto spunto in proposi- to. Bisogna giungere alla guida del 1986 per trovare una nuova datazione, da me suggerita, e per altro non definitiva, attorno al 1635. In realtà riprendendo ora l’argomento ab imis fundamentis, dobbiamo con- statare che l’unica data certa è quella del 1628, quando il vescovo, monsignor Pietro Volpio o Volpe, il 22 agosto effettua la sua visita pastorale al Sacro Monte e trova ancor vuota la cappella. Successivamente nell’elenco importantissimo delle opere da pagare al d’Enrico, del 12 maggio 1640 (da cui si può ricavare la tarda attività del grande maestro sul Sacro Monte varallese dal 1626 al 1640 appunto) le statue per la Seconda presentazione a Pilato compaiono citate per Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 335