Page 332 - Libro Sacro Monte di Varallo
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O erano stati troppo esosi? O non si erano trovati a loro agio ad operare in quel periodo sul Sacro Monte? Tutti interrogativi destinati a rimanere per ora senza risposta. Né è possibile sapere chi siano stati i “molti Pittori” che secondo il Fassola iniziarono “la Storia sopra il muro”, senza soddisfazione dei committenti. Si potrebbe pensare a Gerolamo Chignolo, chiamato nel 40 al Sacro Monte. Scrive infatti il Fassola: «Bisognosa nel resto la Veneranda Fabrica di Pitto- ri eccellenti per molte Capelle ammetterono li Fabriceri Gerolamo Chignolo Pittore del Cardinal Trìvulzo, e questi Generoso Principe verso questi tempi si trovò a Varallo alloggiato da’ Morondi...». Che cosa dipinse al Sacro Monte questo pittore riscoperto solo in questi ulti- mi anni dalla critica, e di cui ho parlato trattando della Fuga in Egitto? Né il Fassola, né il Torrotti lo dicono. Solo il Bartoli nel 1777 afferma che i dipinti della Fuga in Egitto sono opera sua, e tale notizia da allora sarà poi co- stantemente ripetuta, ribadita dal Tonetti, ed accolta anche dal sottoscritto. Pensandoci bene però, stupisce che tanto il Fassola che il Torrotti trattando del- la cappella della Fuga lo abbiano taciuto, pur ricordando che il Chignolo venne chiamato ad operare sul Sacro Monte, ma stupisce ancora di più che si fosse atteso ad affrescare quella cappella addirittura sessantanni, dal 1580 circa fino al 1640. Sarebbe stato un caso veramente unico. Ma poiché il Bascapè, a cui nulla sfuggiva, nella sua prima visita del settembre 1593 non notò nella Fuga in Egitto la mancanza degli affreschi, ma solo alcu- ni particolari di scarso rilievo, altrimenti lo avrebbe segnalato con particolare evidenza ed avrebbe dato disposizione perchè i dipinti venissero sollecitamente eseguiti, bisogna conchiudere che essi già esistevano e che quindi non vennero eseguiti dal Chignolo nel 1640. Una riprova è data anche dalle relazioni delle successive visite pastorali, tanto del Bascapè, quanto del cardinal Taverna, che dei vescovi Volpi e Tornielli, in cui mai si lamenta la mancanza o la scadente qualità degli affreschi nel mistero della Fuga in Egitto. Si può dunque pensare che questo pittore lombardo sia una di quelli messi alla prova per la cappella della Seconda presentazione a Pilato, senza soddisfa- zione dei fabbriceri. E gli altri pittori quali furono? Viene da pensare ipoteticamente anche a quel Luigi Realis, fiorentino, che nel 1641 dipinge la tela dello Sposalizio della Ver- gine per la chiesa di S. Marta a Varallo (ora nella Pinacoteca varallese) e che poi scompare dalla valle, svolgendo la sua attività nell’Ossola, sul Lago Maggiore ed in Valsassina. Che cosa era venuto a fare a Varallo, se non tentare di ottenere 332 Cappella - 29
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