Page 331 - Libro Sacro Monte di Varallo
P. 331
che viene in luce questo libro, credo s’harrà occasione di vederla in opra...» (no- tiamo per inciso da quanto scrive il Fassola, che il suo libro venne compilato nel 1670 e venne poi stampato a Milano l’anno successivo, 1671). Certo per i fabbricieri del Sacro Monte costituiva un problema non semplice, come traspare dal Fassola, trovare un pittore all’altezza del compito. Il Moraz- zone era scomparso già nel 26, prima ancora che Giovanni d’Enrico iniziasse la modellazione delle statue; il Tanzio, dopo l’impresa di grande prestigio con la decorazione della cappellla dell’Angelo Custode in S. Gaudenzio a Novara (1627-29), era stato impegnato a Milano con le commissioni per gli affreschi della cappella dell’Ascensione in S. Antonio dei Teatini e poi per quelli della volta absidale di S. Maria della Pace. Tornato in valle aveva iniziato i dipinti con scene della Vita di S. Francesco nella Collegiata di Borgosesia, interrotti dalla morte sopraggiunta nella prima metà del 1633. Insostenibile quindi quanto scrisse il Torrotti nel 1686, che gli affreschi della Seconda presentazione a Pilato sarebbero stati iniziati dal Morazzone e dal Tanzio. Scomparse queste due figure di altissimo livello, a chi ci si poteva rivolgere? Il Moncalvo, che un tempo era stato suggerito per affrescare la cappella di Pilato si lava le mani dello stesso vescovo Bascapè, era morto ancor prima del Morazzone nel 25; il Cerano era scomparso quasi contemporaneamente al Tan- zio nel 32-33; Daniele Crespi era morto durante la peste del 30. Le uniche figure in loco capaci di sostenere l’impresa in modo soddisfacente potevano essere Melchiorre d’Enrico il Vecchio ed il Rocca. Ma Melchiorre in quegli anni è impegnato al Sacro Monte di Arona, prima per ordine del cardinal Federico Borromeo, e successivamente, nel 33, per incarico degli Oblati e del conte Giulio Cesare Borromeo, poi nel 33-34 completa gli affreschi borgosesia- ni lasciati interrotti dal Tanzio. Il Rocca a sua volta, che ben due cappelle aveva già dipinto sul Monte (Paralitico e Flagellazione) e dipingerà poi ancora quelle di Caifa e di S. Pietro penitente, nel 32 è impegnato a Borgosesia ad affrescare il vecchio coro della Collegiata, e forse era oberato da commissioni per il Cusio ed il Biellese, zone in cui si trovano molti suoi dipinti. Rimane il milanese Melchiorre Gilardini, che sarà chiamato al Sacro Monte ad affrescare le due grandi cappelle dell’Inchiodazione alla croce e della Deposi- zione attorno agli anni Quaranta; stupisce che non sia stato richiesto anche di dipingere la Seconda presentazione a Pilato. Avevano tutti: Melchiorre, il Rocca, il Gilardini già assunto altri impegni? O le loro opere non erano state di totale gradimento dei fabbriceri allora in carica? Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 331
   326   327   328   329   330   331   332   333   334   335   336