Page 289 - Libro Sacro Monte di Varallo
P. 289
Forse in nessun’altra cappella è più vivo e, penso anche, voluto il contrasto tra la calma serena dell’esterno, ossia dell’involucro architettonico, e l’appassionata, tumultuante, concitata drammaticità della scena, accresciuta e completata con coerente efficacia dal ciclo pittorico affrescato dal Rocca nel 1642. Terminata infatti, come si è visto, la parte scultorea prima del 1628, il miste- ro di Gesù condotto dinnanzi a Caifa rimase quindi privo dei dipinti per quat- tordici o quindici anni almeno. A parte la cronica mancanza di fondi per com- pletare le opere, scomparso nel ‘33 il Tanzio che aveva collaborato in mirabile, insuperabile sintonia con Giovanni d’Enrico, suo fratello, nelle cappelle di Gesù davanti a Pilato, Gesù davanti ad Erode, Pilato si lava le mani — impegnato in tanti lavori secondari al Sacro Monte, a Borgosesia, forse al Sacro Monte di Orta ed in altre zone della diocesi novarese Melchiorre d’Enrico — occupato il Giardini nelle due cappelle di Gesù inchiodato alla croce e di Gesù deposto dalla croce, la scelta dell’artista risultava ben limitata per affrescare il mistero del Tribunale di Caifa. L’incarico viene così assegnato a Cristoforo Martinolo, o Martinolio, di Roccapietra, ben noto ed affermato sul Sacro Monte dove già fin dal 1620 aveva dipinto la cappella della Flagellazione e tra il 21 ed il 24 quella del Paralitico, ma attivo anche sul Sacro Monte d’Orta, ove nel 1640 affresca l’ottava cappella della Visione del carro di fuoco. La decorazione della cappella di Caifa terminata nel 42 e certo iniziata uno o due anni prima, sarà il suo capolavoro, la sua impresa più impegnativa per la grandiosità dell’effetto, il violento contrasto delle luci abbaglianti e dei colori vivissimi, anche se piuttosto elementare nella resa delle singole scene, riprenden- do in chiave più corsiva e popolaresca, secondo le proprie capacità, gli ammae- stramenti morazzoniani, come certi effetti fantomatici per la violenza accecante dei bianchi. Ma questa cappella sarà anche la sua ultima impresa, il suo canto del cigno sul Sacro Monte. Lo stesso anno infatti firmerà e daterà gli affreschi della chiesa di Doccio, oggi quasi completamente scomparsi, che vien da pensare siano stati eseguiti appena compiuta la cappella del Sacro Monte. Quasi certamente il Rocca scomparirà l’anno dopo, poiché il 29 aprile 1644 gli affreschi del Palazzo di Caifa con altri lavori eseguiti nell’Inchiodatione alla croce vengono pagati ai suoi eredi. Come sottolineano molte guide ottocentesche della Nuova Gerusalemme per il Tribunale di Caifa «Qui gareggiano in eccellenza le pitture colle statue. L’architettura sembra di rilievo», intendendo ovviamente la scenografia archi- tettonica che fa da sostegno e cornice ai dipinti figurativi. Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 289