Page 198 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Pochi anni dopo, nel ben noto «memoriale» del 12 novembre 1572 si dice espressamente di «Vedere se è possibile di fare li fondamenti della Porta aurea di Jerusalem, et fare anchora parte delle muri della porta che siano almeno alti due braccia per discernere la Città di Jerusalem». Segno dunque che l’idea pro- posta nel «Libro dei Misteri» aveva incontrato particolare favore. Ed infatti nella planimetria generale del Sacro Monte, conservata nella rac- colta Ferrari all’Ambrosiana di Milano, e databile verso il 1576-80, è segnato il sito della Porta Aurea all’inizio orientale della Piazza Maggiore, con la fronte rivolta verso Est, mentre in un secondo progetto planimetrico, limitato all’area centrale del Monte, sempre della raccolta Ferrari, risulta spostata di 90 gradi, ossia verso Nord. Così pure nella guida del 1583, nell’elenco in prosa di tutte le cappelle ed edifici della Nuova Gerusalemme varallese, si cita, subito dopo all’Entrata di Gesù in Gerusalemme, la Porta Aurea «per dove entrò Nostro Sign(or) in Gie- rusalem, che si farà». Ma ovviamente nulla se ne dice nella descrizione in versi. Tale rimane la situazione nelle successive guide del tardo Cinquecento. Nessun accenno ad un’eventuale intenzione di erigere la porta si trova invece nella relazione della visita pastorale del Bascapè dell’autunno 1593, Né più se ne parla nelle guide del 1611 e 1613. Invece la Porta Aurea viene inclusa dal Ma- nino, con varie cappelle poi mai erette, nella sua descrizione dei Sacri Monti di Arona, Orta, Varese e Varallo, del 1620. Ma certo in quel periodo fervido di tan- te altre opere assai più impegnative, come la costruzione del nuovo Palazzo di Pilato, della Piazza dei Tribunali, della Chiesa dell’Assunta, di tutte le cappelle popolate dalle statue di Giovanni D’Enrico e completate con gli affreschi del Tanzio, del Morazzone e del Rocca, doveva passare in secondo piano il pensiero di erigere la porta, considerata ovviamente una cosa di secondaria importanza. Cosi pure nella seconda metà del Seicento, neppur più il Fassola la ricorda. In- fatti, dopo aver descritto l’Entrata in Gerusalemme, accenna esclusivamente all’intenzione di erigere prima dell’Ultima cena «la lavazione alli piedi, e l’In- stituzione del Santissimo Sacramento». A sua volta il Torrotti (1686), dopo l’Entrata in Gerusalemme, ricorda il pro- posito di raffigurare i Venditori cacciati dal Tempio e la Lavatione dei piedi, ma non parla della Porta Aurea. Si giunge cosi ai primi decenni del secolo successivo, quando con l’incita- mento infuso nei Varallesi dal grande e santo prevosto Benedetto Ludovico Giacobini per riedificare la collegiata, si diffonde l’entusiasmo in tutta la valle per ricostruire o innalzare nuove chiese. E come ben ricorda Ludovico Antonio 198 Cappella - 19
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