Page 191 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Ed è in verità un motivo tipico del D’Enrico quello di fissare con identico spirito, proprio nei punti centrali delle scene, delle figure colte di spalle, nel pie- no dell’azione, come nelle cappelle di Caifas, di Pilato che si lava le mani, della Condanna a morte, dell’lnchiodazione alla croce e della Deposizione. Dunque Giovanni D’Enrico ha lavorato veramente anche per l’Ingresso in Gerusalemme. È facile quindi il capire perché il Fassola abbia equivocando cre- duto del D’Enrico tutte le statue della cappella. Evidentemente alla sua epoca era ancora vivo il ricordo dell’intervento del grande statuario per questa scena, ma si era persa l’esatta conoscenza della parte limitata che gli spettava. E quando furono aggiunte queste sculture? Certo vari anni dopo l’esecuzione della xilografia del Coriolano, prima però di tutte le opere tarde del D’Enrico, ad incominciare dalla cappella di Erode del 1627-28, citate nell’ultimo elenco di pagamenti in cui le statue dell’Entrata in Gerusalemme non figurano. Dunque in un lasso di tempo molto vasto che va dal 1609-10 circa al 1625-26. Meno probabile mi pare invece l’ipotesi avanzata dal Galloni, che qualche statua possa provenire dalla cappella della Deposizione dalla croce (1639) per cui quelle eseguite originariamente dal D’Enrico erano sedici, delle quali due vennero ben presto tolte per essere trasportate da qualche altra parte. Infatti ora sono solo quattordici. Tuttavia le uniche due figure che potrebbero provenire da questa cappella sono l’uomo col turbante ed il bambino che gli sta di fianco, nella zona di fondo verso sinistra. Ma non guardano verso l’alto come dovreb- bero se fossero state modellate per la Deposizione. All’inizio del Settecento poi alcune delle vecchie in stucco erano in cattivo stato e cosi venne richiesta l’opera dello scultore milanese Giuseppe Arrigoni, autore anche del S. Carlo in preghiera nel sacello presso il Santo Sepolcro, che assolse il suo incarico tra il 1721 ed il 23. La presenza di questo maestro lombar- do al Sacro Monte ormai in pieno Settecento, rivela come, pur essendo la Val- sesia entrata a far parte della stato sabaudo da ben un quindicennio, era però in campo artistico ancor profondamente legata per lunga tradizione alla sua antica capitale, e cioè all’area culturale milanese. Quale sia stata la portata dell’attività dell’Arrigoni per la cappella dell’En- trata in Gerusalemme non è perfettamente chiaro. Stando al Galloni ed ai do- cumenti da lui citati avrebbe rifatto due statue cadute e ne avrebbe restaurate altre pericolanti. Ma dagli illustratori delle guide ottocentesche (Bordiga, Cusa, Tonetti, ecc.), parrebbe invece che ne avesse aggiunte alcune nuove. Ed in realtà confrontando la xilografia del Coriolano con la scena attuale appare evidente che le due figure in primo piano a destra ed a sinistra, e l’ultimo apostolo sulla Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 191
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