Page 188 - Libro Sacro Monte di Varallo
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E chi osanna grida, e chi si trova Coi rami in man, la dove l’immortale Re passa, sopra quel vii animale.». Identiche, salvo minime varianti, saranno le descrizioni delle altre guide del tardo Cinquecento. Stupisce veramente la rapidità di esecuzione, almeno della parte architettoni- ca e di quella scultorea nel giro di così pochi anni, come del resto era avvenuto per la cappella di Lazzaro. Che vi abbia dato un determinante incitamento S. Carlo nella sua breve visita del 21-22 ottobre 1578? Approssimativamente si può pensare che l’intera opera sia stata compiuta tra il 1575 e l’80. L’edificio realizzato, dal punto di vista planimetrico, sembra non aver igno- rato completamente, né il progetto originario alessiano, né quello della raccolta Ferrari, pur richiamandovisi con molta libertà. Infatti, abbandonata l’idea del quadrato, esso si sviluppa secondo uno schema ottagonale, ma non a lati alternativamente lunghi e brevi, come potenzialmente era nel progetto ufficiale dell’Alessi, né a lati rigorosamente uguali, come nella planimetria della raccolta Ferrari, bensì secondo un ottagono più largo che lun- go, inscrivibile cioè in un rettangolo o in un’ellisse. Soluzione questa adottata da nessun’altra cappella del Monte, e che l’Alessi aveva previsto solo per la Fuga in Egitto, realizzata invece ad ottagono regolare seguendo il disegno proposto per la Strage degli Innocenti. Non è da escludere dunque che il progetto non seguito per la Fuga possa essere stato tenuto presente, almeno come schema, per la cap- pella dell’Entrata in Gerusalemme. L’aula interna ovoidale non viene poi divisa nelle sue zone (quella dei fedeli e quella al di là della tramezza per la scena), ma è tutta riservata alla sacra raffigura- zione, essendo stato costruito in facciata un esile portichetto a colonnine binate per accogliere i devoti visitatori. Ne risulta un edificio dalle forme gentili e un po’ timide, anche per il semplice coronamento con tetto a padiglione. A chi è dovuta questa aggraziata ed un po’ gracile architettura? Purtroppo i documenti dell’epoca sono piuttosto rari ed avari di nomi, e le guide successive non ci hanno tramandato alcuna indicazione sui vari architetti e costruttori. Conosciamo soltanto, grazie al «memoriale» del novembre 1572, mastro Mar- cantonio, incaricato di formar le basi per i «pilastroni» della cappella dell’A- scensione (non più eretta), l’ingegner Giovanni Clarino, o Chiarino, certo ap- partenente all’omonima, illustre famiglia alagnese e mastro Ambrogio, pure in- gegnere, citati per le erigende cappelle di Caifas, Pilato, Cristo che porta la croce e 188 Cappella - 19