Page 190 - Libro Sacro Monte di Varallo
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eccessivamente tarde e basate su troppo pochi elementi per poter dare una qual- che sicurezza. Viene allora da pensare ancora a quell’anonimo maestro milanese, giunto al Sacro Monte verso la fine del 1572 e che eseguì in stucco le statue per il Secondo sogno di S. Giuseppe, per il Battesimo, probabilmente per la Samaritana ecc... Il 3 agosto 1584 poi i fabbriceri del Sacro Monte scrivono a S. Carlo per lamentarsi dell’ostruzionismo da parte dei frati e gli fanno presente che: «anco espressamente di novo inhibìscano che si perseveri nella fabrica, sotto pretesto che non vi sia il padre guardiano; et havendo noi condotto qua un Francesco Sorella stuccatore, et conosciuto nella fabrica del Duomo di costì per persona esperta, a perficere molti misteri, imperfetti, per dispensar lì danari che tenemo in augumento di la fabrica, questi reverendi padri non cessano d’infestarne inhi- bendo a noi et al detto Borella che non perseveriamo in detta fabrica...». Quali saranno le opere iniziate in «molti misteri»? Non sarà forse questo stuccatore Borella l’autore del gruppo statuario dell’Ingresso in Gerusalemme terminato non da molto, e forse anche degli altri in stucco assegnati finora all’e- nigmatica figura del Badarello? Ma nel settembre del 1593 il Vescovo di Novara Carlo Bascapè nella sua pri- ma visita al Sacro Monte trova che nella cappella le statue sono troppo poche ed invita ad aumentarne il numero: «addantur imagines plures pue-rorum et aliorum, qui efficacius referant laetitiam, voces honoremque erga Dominum adhibitum» perché rendano più afficacemente l’effetto della gioia, degli osanna e dell’onore verso il Cristo. Non pare perché in quel momento l’invito del ve- scovo sia stato seguito. Infatti, osservando la xilografia di Giovachino Teodorico Coriolano, eseguita verso il 1606-7 per la guida edita nel 1611, constatiamo che, oltre ovviamente a Gesù sull’asino e ad alcuni apostoli che lo seguono, vi sono solo le figure del personaggio che si inginocchia a stendere il mantello, di un’al- tro all’estrema sinistra con la palma in mano, del giovinetto sull’albero e del più piccolo asinello, ricordato nella profezia di Zaccaria riportata nel vangelo di Matteo, seminascosto dietro a quello cavalcato da Gesù. Bisogna poi aggiungere l’albero con le foglie di latta, come quello della cappella di Adamo ed Eva. Forse solo in seguito a nuove, insistenti raccomandazioni dei vescovi novaresi successori del Bascapè, vennero aggiunte alcune altre statue, tra cui quella di un uomo con un fanciullo, sullo sfondo verso sinistra, e soprattutto quella del gio- vinetto inginocchiato, visto di spalle presso l’asinello cavalcato da Gesù, figura espressiva ed eloquentissima, piena di carica umana, d’una immediatezza e di una naturalezza riscontrabili solo nelle più tipiche opere di Giovanni D’Enrico per genialità creativa e per forza morale. 190 Cappella - 19