Page 593 - Libro Sacro Monte di Varallo
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senziali non sempre con esattezza. Esse si ripetono l’una con l’altra ad iniziare da quella del 1829 che fornisce queste notizie: “Ad esse (cioè alle otto statue antiche) circa l’anno 1825 furono sostituite le presenti disegnate, e lavorate da Luigi Marchesi Milanese”. Nessun dato in più fornisce l’anno successivo il Bordiga, aggiungendo solo qualche commento personale: “La rappresentazione contiene nove statue gran- di un poco meno del vero, modellate e collocate in opera nel 1826 dallo sculto- re Luigi Marchesi di Saltrio. Esse sono ragionevolmente atteggiate e vestite, ed hanno belle forme di mani e piedi”. Più avanti il Cusa (1857-1863) esprime il suo rammarico dicendo: “Sareb- be stata cosa degna di lode, se si fosse eretta un’altra cappella di quelle ideate dal Pellegrini affidando l’eseguimento delle figure plastiche a Luigi Marchesi di Saltrio in Lombardia venuto qua nell’anno 1826 per la rinnovazione delle statue su menzionate. Egli era nel fiore dell’età,premiato con medaglia d’oro dall’accademia di Milano a coronamento dei suoi studi ivi fatti sui modelli Gre- ci. Notammo altre volte, che gli ultimi lavori in plastica sono di stile barocco: il Marchesi finalmente diè lodati esempi di più imitabile maniera. Onde giustizia vuole che si dica, che dopo molti anni di corruzione, su questo Sacro Monte ristorò il buon gusto e fè risorgere lo stile purgato.” Ed è quanto mai interessante per noi oggi, a centocinquant’anni di distanza, renderci conto del gusto e dei giudizi estetici espressi dal Cusa, così lontani da quelli attuali. Però, come si vede, anche il Cusa nulla aggiunge sotto l’aspetto documentario, salvo avanzare di un anno la data rispetto al Bordiga. Solo il Pomerio nel 1913 annota con esattezza,che fu l’amministrazione a dare incarico allo scultore di eseguire le statue, o meglio, di rinnovare per intero la cappella. Il Galloni nel 1914 retrocede la data al 1823 aggiungendo che il Marchesi “coll’aiuto di Alessandro Putinati, giovane studioso appena licenziato dall’Ac- cademia di Milano, plasmò le statue della Sindone col solo rimborso delle spese” e riferisce che “sullo scorcio del medesimo anno 1823 venne determinata l’ese- cuzione avanti al Tempio di un portico disegnato dall’autore dell’Arco della Pace di Milano, Marchese Luigi Gagnola”. Sembra quasi, da quanto lui scrive, che le due imprese potessero esser tra loro collegate e potessero in qualche modo risalire ai marchesi d’Adda doppiamente uniti in parentela col celebre architetto. Si tratta infatti di due iniziative legate all’ambiente artistico milanese, quasi a contrapporsi alla munificenza della to- rinese marchesa Severina Sanmartino di Parella che nel 1816 aveva fatto com- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 593
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