Page 594 - Libro Sacro Monte di Varallo
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pletare la prima parte del palazzo porticato sulla Piazza Maggiore, che da lei ha preso il nome di Casa Parella, e che attorno al 26 a sue spese fa restaurare il pronao della cappella di Adamo ed Eva. Però, se la progettazione della monumentale facciata dell’attuale Basilica è dovuta proprio ai ripetuti soggiorni del Gagnola a Varallo presso i d’Adda, in realtà i fatti si svolsero in modo assai diverso per il gruppo scultoreo di Gesù avvolto nella Sindone. È indubbio che l’antico gruppo ligneo, situato entro un vano privo affatto di aulico decoro, al contrario della maggior parte delle cappelle, doveva apparire come un qualcosa di stonato, di estremamente arcaico, umile e popolaresco per il materiale ligneo, e per di più in condizioni fatiscenti dopo vari secoli, lonta- nissimo dal gusto e dalla cultura del tempo e di conseguenza disdicevole per una continuità armonica con le altre raffigurazioni. Doveva quindi essere evidente nell’opinione pubblica varallese e soprattutto nell’amministrazione del Sacro Monte il desiderio di sostituire l’antico e mal- concio gruppo scultoreo. Purtroppo la valle in quel periodo poteva sì vantare dei pittori di chiara fama, soprattutto a Torino ed a Milano, come il Mazzola ed il De Dominici, ed in valle Giovanni Avondo, attivo anche nelle terre confinanti (Biellese, Novarese, Cusio, Ossola), ed in Valle d’Aosta, Savoia e Svizzera, ma non degli scultori affermati che potessero competere con questi (esclusi ovviamente i tanti valen- tissimi scultori ed intagliatori in legno). Anche Leone Antonini senior, autore di un busto colossale di Napoleone e di un’Addolorata per Cireggio (1823), svolgeva però a Milano l’attività di incisore nell’Istituto Geografico Militare e poi di insegnante di disegno nel Collegio Militare di Pavia. Né era ancora stata fondata a Varallo la scuola Barolo di scultura. La difficoltà prima era dunque quella di trovare uno scultore valente fuori dalla valle, che fosse anche accessibile sotto l’aspetto finanziario. Come risulta dagli ‘Ordinati’ del Sacro Monte, conservati presso l’Archivio di Stato di Va- rallo, gentilmente messi a mia disposizione dalla direttrice, Maria Grazia Cagna Pagnone, che ringrazio sentitamente, fu il varallese Giacomo Geniani, anche lui in quegli anni incisore a Milano, come l’Antonini ed i fratelli Bordiga, sem- pre interessato alle vicende del Sacro Monte e parte attiva poi in varie imprese negli anni successivi, ad affrontare direttamente il problema del rinnovo della cappella. Egli, come noto, sarà poi dal 1830 professore alla scuola di Disegno e progettista fra l’altro del portico che recinge la cappella gaudenziana della Cro- cifissione. 594 Cappella - 41
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