Page 550 - Libro Sacro Monte di Varallo
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“E se il tutto volessi racontare Di questo Tempio, e la bellezza e 1’arte, Le statue, le pitture, e 1’opre rare, Saria un vergar in infinite carte: Che non han queste in tutto il mondo pare, Cerchisi pur in qualsivoglia parte, Che di Fidia, Prasitele, e d’Apelle Ne di Zeusi non fur 1’opre sì belle” Tale testo sarà ripetuto per tutto il Cinquecento nelle successive ristampe della Descrittione. Intanto anche Galeazzo Alessi, attorno al 1558, quindi poco dopo la prima edizione della guida del Sesalli, nella parte introduttiva del «Li- bro dei Misteri», nell’esporre il suo progetto di ristrutturazione generale del Monte, non può non manifestare la sua ammirazione per la scena gaudenziana del Cristo in croce scrivendo: “et mi pare chè 1 Scultore et Pittore habbia be- nissimo espresso questo misterio con dimostrar’ la figura del Redentor n(ost) ro, tutto piagato et vergato di sangue, et appresso la figura di Maria Vergine, chè come morta si lascia cadere: nelle braccia dell’afflitte sue Compagne, che vera- mente non può anima fedele mirar’ con occhi asciutti, la gran turba de manigol- di, che Cristo d’ogni parte straccia e percuote..., et in vero questo è un misterio fatto molto bene, et con giuditio; et perciò non mi pare aggiungervi cosa alcuna, salvo riformare la vitriata...”. Non molto dopo con i due scritti di Gian Paolo Lomazzo: Trattato dell’arte della pittura (1584) e Idea del tempio della pittura (1590), si entra nel campo ufficiale della trattatistica d’arte del secolo XVI. Il Lomazzo pittore e scrittore lombardo, entusiasta ammiratore di Gaudenzio, che considera suo maestro, fa ripetuti riferimenti, talora veramente illuminanti, sugli affreschi del Calvario. Dopo di lui, nell’ ultimo decennio del secolo, in campo del tutto diverso, è il Vescovo di Novara, Carlo Bascapè, che nella sua prima visita pastorale sul Mon- te di Varallo (1593), nella relazione redatta per precisare lavori, ristrutturazioni e modifiche da apportare in tutto il complesso, giunto alla cappella di Gesù sulla croce, non può trattenersi dall’osservare che essa è “amplamatque ornatissimam sculpturis picturisque m(agist)ri Gaudentii“. All’inizio del Seicento il celebre pittore manierista Federico Zuccari, nel suo libro il Passaggio per 1’Italia del 1606, ricorda come nel 1603, terminato d’af- frescare il salone del Collegio Borromeo di Pavia, ove aveva illustrato la Vita di San Carlo insieme all’altro ben noto pittore manierista Cesare Nebbia, ”il 550 Cappella - 38