Page 546 - Libro Sacro Monte di Varallo
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sivamente le meraviglie ammirate, per invogliare tanti altri a percorrere lo stesso itinerario, a fare la stessa esperienza. Una premessa, uno spunto, anzi, un avvio a questa sequenza veramente uni- ca di immagini, a questa galleria di vedute, che non ha uguale in nessun altro santuario nei secoli passati, è costituita dal «Libro dei Misteri» (1568 circa) di Galeazzo Alessi, in cui sono raffigurate tutte le cappelle già esistenti e quelle preventivate dal celebre architetto. Ma sono tutte scene d’invenzione, ideate solo per illustrare il gran libro, come rievocazione non molto aderente all’origi- nale, senza un vero intento di riprodurre con rigorosa fedeltà i misteri già eretti a quell’ epoca, e soprattutto come idea guida per quelli da realizzare secondo i piani ideati dall’Alessi. Sarà solo con la ben nota serie di xilografie di Ioachimo Teodorico Coriolano [(siglate ITCF, ossia I(oachimus) T(eodoricus) C(orio- lanus) F(ecit)] all’inizio del secolo XVII per la Guida di Giovanni Giacomo Ferrari del 1611, ma ristampate molte altre volte in seguito, che si avvierà la sistematica successione di serie di incisioni e xilografie che illustreranno per tre secoli tutte le cappelle della santa Montagna varallese, seguite poi nel Novecen- to per lo più da riproduzioni fotografiche in bianco e nero ed in questi ultimi decenni a colori. Ma un caso a sè, una posizione tutta particolare sotto questo aspetto, occu- pa la cappella della Crocifissione, o meglio, del Cristo che muore sulla croce. Essa non solo venne riprodotta come tutte le altre (oltre al disegno che compare nel «Libro dei Misteri», del tutto indipendente dal capolavoro gaudenziano) per illustrare “Descrittioni, Direttorii e Guide per visitare devotamente il Sa- cro Monte, ma, data la sua eccezionale importanza, il suo spiccatissimo rilievo artistico, la sua straordinaria forza evocativa, costituì un punto di riferimento, un complesso di particolarissimo interesse, non solo sotto l’aspetto religioso e devozionale per i pellegrini, ma anche come fonte di studio, come scuola, come testo di ispirazione, di esercitazione , di esperienza figurativa, come capolavoro da far conoscere ed ammirare ben oltre i limitati confini della valle, nel vasto mondo della cultura e dell’arte nazionale ed internazionale. Non pochi furono nel corso del Sei e Settecento, e particolarmente nell’Ot- tocento i giovani artisti valsesiani che durante la loro formazione presso la bot- tega di qualche reputato pittore locale, o presso la varallese Scuola di Disegno, sostarono ammirati nella cappella per copiare questa o quella figura, questo o quel gruppo, questo o quel particolare, come fondamentali esercitazioni, o come soggetti di particolare fascino. Tra tutti spicca Giovanni Zanolo che, quasi cer- tamente in anni giovanili nei primi decenni dell’ Ottocento, copiò a carboncino 546 Cappella - 38
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