Page 53 - Libro Sacro Monte di Varallo
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le due curve contigue ne sono totalmente prive, non per deperimento dei dipin- ti o per la successiva apertura dell’attuale arcone attraverso la cui grata si guarda oggi entro la cappella. Si nota benissimo a che punto il pittore ha cessato volutamente di stendere gli affreschi ritenendo conchiusa la raffigurazione della scena, dopo aver dipin- to tre lati. Sarebbe stato assurdo sviluppare tutto in giro il corteo dei Magi, né avrebbe avuto senso occupare l’ultima parete esclusivamente con un vasto pae- saggio, solo per completare il ciclo pittorico. Non si deve quindi credere, come si è pensato nel secolo scorso ed anche dal Galloni, che si sia trattato di una sospensione dei lavori causata dall’improvvisa partenza di Gaudenzio da Varallo. Ciò è dovuto piuttosto ad un mutamento di indirizzo rispetto alla Crocifis- sione, per cui cessa quel magico effetto di avvolgimento totale dei fedeli da parte della scena sacra, qui meno indispensabile che nel dramma del Golgota. La causa penso sia da riconoscere nell’esperienza fatta dal pittore dei guasti, delle graffiature e delle scritte che fin dall’inizio andavano deturpando le parti di affreschi della Crocifissione più esposte alla mercè dei visitatori. Con la nuova sistemazione, facendo scorrere i pellegrini tra la parete solo in- tonacata ed un diaframma di protezione dalla parte rivolta verso i gruppi statua- ri, come ben si vede nel disegno planimetrico del “Libro dei Misteri”, si evitava la rovina dei dipinti. E proprio su questo lato della cappella rimasto grezzo, esistono ancora sulla parete i segni di un soffitto per ricoprire lo spazio riservato ai fedeli e per nascon- dere la parte sovrastante di parete e di volta non dipinta. Si creava così nell’aula una specie di galleria o corridoio interno per il passag- gio degli spettatori, che aveva anche il vantaggio di schermare alla loro vista la finestra dalla quale piove la luce abbondante che inonda la scena sacra, ma che, così com’è ora, senza più riparo, risulta talora troppo violenta per l’occhio, di- sturbando soprattutto la visuale verso il lato di mezzogiorno. Si tratta in realtà del prototipo di un sistema adottato poi ripetutamente in molte cappelle della seconda metà del Cinquecento, e precisamente: nel Secon- do sogno di S. Giuseppe, nella Strage degli innocenti, nella Samaritana, nella Guarigione dei paralitico, nella Resurrezione del figlio della vedova di Naim e nella Resurrezione di Lazzaro, e poi anche all’inizio del Seicento nella Salita al Calvario, in ognuna delle quali il pubblico scorre dalla porta d’ingresso a quella di uscita passando attraverso un settore di cappella ben delimitato da un tra- mezzo di legno e vetro e ricoperto da un soppalco ligneo, con un risultato meno Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 53
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