Page 56 - Libro Sacro Monte di Varallo
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con i due negretti di scorta, che formano il gruppo più originale e pieno di spon- taneità, il re più a destra, colto nell’atto tanto caro a Gaudenzio di scoprirsi il capo dal turbante, ricorrenti in tutte le sue Adorazioni dei Magi, e forse anche il Mago di centro dal gesto cosí calmo e dolce, il soldato con la lancia ed il cavallo dell’estrema sinistra che balza avanti vivacissimo e quasi nitrente. Ne poi si può negare a Gaudenzio la creazione degli stupendi costumi, fanta- siosi nelle fogge e ricchissimi nelle decorazioni sempre nuove e varie delle stoffe, con cui si accordano mirabilmente gli ornamenti preziosi e raffinatissimi, come le stesse corone, anche se rifatte, ma forse con elementi originali, nel 1628 a se- guito di una visita pastorale, e che meriterebbero un acuto studio. Fa coro e da fondale l’ariosissimo scenario ad affresco. All’estrema sinistra, proprio presso all’antica porta d’ingresso si accalca ed urge serrato, tumultuante ed incalzante il lunghissimo ed affollato corteo dei Magi, fondendosi quasi con i pellegrini veri che entravano nella cappella dalla porta ora murata. E non stupisce trovare tra tanti personaggi dalle più varie fogge dalle più diverse età, tra tanti volti dalle espressioni intense anche quello di Gaudenzio. È tutta una folla vivacissima che va via via dilatandosi a mano a mano che avanza lungo la parete; è come un’onda umana che si espande; i gruppi si fanno più distesi, meno accalcati, con un senso di più ampio respiro entro un calmo ed arioso anfiteatro naturale in cui va prevalendo l’elemento paesistico dalle note sempre più liriche, pervaso da un intenso tono elegiaco, con cieli, alberi, boschi, rocce e dirupi, quasi un estremo e commosso canto di addio del pittore alle bellezze naturali della sua terra prima di abbandonarle definitivamente per scendere a Vercelli. Si vedano pure in modo particolare i dolcissimi brani poetici, colti con inti- ma, vivacissima sensibilità arcadica dal mondo agreste della valle del giovinetto che appoggiato ad un albero suona dolcemente il flauto mentre un cagnolino gioca con lui, poco più oltre del gruppo dei due viandanti che si riparano all’om- bra fresca di un grande albero, ed infine dell’altro giovinetto che sdraiato su di una roccia beve avidamente nella sua borraccia; brani tutti che costituiscono un raro ed imprevisto aspetto della poetica gaudenziana. Purtroppo col passar del tempo questi affreschi sono in parte deperiti ed han- no richiesto ripetutamente degli interventi conservativi, tra cui il più noto fu quello del 1871 con i procedimenti dell’abate Malvezzi allora di moda. Le sculture invece, anch’esse assai deteriorate, vennero sottoposte ad accura- to restauro nel 1969. • 56 Cappella - 5