Page 459 - Libro Sacro Monte di Varallo
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no (databile tra il 1578e l’80) la cappella è già detta della Tentazione e vi appare chiusa la porta posteriore ed aperta quella nuova verso mezzogiorno, mentre nell’interno si nota una divisione in due spazi articolati da tre brevi pareti per formare un piccolo corridoio di collegamento con la porta sul lato di mezzo- giorno. Ma si tratta unicamente di un disegno che rispecchia per questa parte proprio quanto stabilito nel memoriale del Novembre 1572. Quasi una pura curiosità è poi il notare che nella stessa planimetria la Salita al Calvario viene confinata in un’originale struttura trilobata, recante il numero 29, posta sul precipizio, press’a poco dove un ventennio dopo troverà la sua de- finitiva realizzazione, così come appare anche in un altro progetto di sistemazio- ne dell’area centrale del Sacro Monte, pure appartenente alla Raccolta Ferrari della Biblioteca Ambrosiana. Dalla guida del 1583 si viene a sapere che è ormai terminata la cappella della Tentazione del demonio a N.S., “fatto di rilievo”, per cui si può ritenere che que- sta prima redazione del mistero si aggiri attorno al 1580. Ma nello stesso tempo nella guida non è per nulla mutata la descrizione del Cristo che porta la croce, rispetto alle guide precedenti del 1566 e 1570 (eccetto qualche piccola variante nella forma) ed il mistero è sempre ubicato “in una chiesa nera”. Segno che non si è verificato nessun mutamento, che la porta verso levante doveva essere necessariamente ancora aperta e che le due scene (Tentazione e Salita al Calvario) convivevano entro lo stesso edificio, schiena contro schiena, come era già avvenuto fino agli anni quaranta quando da una parte vi era stata la Cattura e dall’altra la Salita al Calvario. E la situazione risulta identica nelle successive guide del 1585, 1587, 1589 e nella relazione della prima visita pastorale di monsignor Bescapè del settembre 1593. Infatti, il vescovo nota che nell’unico fabbricato “duplex misterium conti- netur: Domini in deserto temati et diteti ad passionem” (sono contenuti due misteri; del Signore tentato nel deserto e condotto alla passione), ed ordina che le statue raffiguranti Gesù condotto alla passione e portante la croce siano tra- sferite al luogo loro destinato, ossia ad una nuova cappella, raccomandando di farne alcune più decorose, soprattutto quella di Gesù. Si vede che il gusto estetico del Bescapè doveva essere diverso rispetto a quello dell’Alessi che voleva riutilizzare le statue antiche e rispetto a quello del Sesalli che come si è visto, nella guida del 1589 definiva “bellissime” le figure. Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 459
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