Page 388 - Libro Sacro Monte di Varallo
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pignano Sesia, affezionatissimo alla Nuova Gerusalemme: “La parete di mezza- notte, nel suo esterno, aveva l’arricciatura con un mastice duro, liscio ed imper- meabile, come tuttora esiste in altre cappelle, e notasi specialmente all’esterno verso mezzanotte della cappella di Gesù presentato a Caifas; il quale impediva l’infiltrazione dell’umidità in danno delle pitture interne. Ma quella parete, sulla piazza dei tribunali, presentava una facciata non con- veniente ed in contrasto con gli altri quattro edifici architettonici... ed in un anno che dev’essere verso l’ottanta o poco prima, quell’arricciatura resistente e dura più di un mastice, fu picchiettata per sovrapporvi uno strato di calce; e si fece alla fresca del pittore Giovanni Antonio Avondo (il pittore morì nel 1878, quindi l’affresco deve risalire a qualche tempo prima) quella prospetti- va, che rende certo più armonica la parete coi circostanti edifici e più conve- niente, ma senza adeguato compenso del danno che ha recato ai dipinti nella parete interna. Ora anch’essa è già molto deperita e sgualcita. Ma c’è di peggio; perché tolta la difesa di quel mastice liscio ed imperme- abile, l’umidità, lentamente bensì, ma persistentemente andò infiltrandosi e danneggiò gravemente le prospettive e le figure magnificamente dipinte dal Morazzone. Il peggio sarà per l’avvenire, perché certamente se non si provvede, l’intero dipinto interno di molto pregio e di grande valore, è destinato a sparire; come, senza grave danno però, sparirà la prospettiva esterna eseguita dall’Avondo”. Il prevosto Chiara proseguiva proponendo di elevare una controparete archi- tettonica sulla piazza, che armonizzasse con gli altri edifici, per proteggere dalla pioggia e dall’umidità gli affreschi interni. Nulla ovviamente si fece; i dipinti del Morazzone subirono notevoli danni e col passare dei decenni le previsioni del prevosto Chiara si avverarono anche per l’esterno, rovinando in modo irreversibile gli affreschi prospettico-architet- tonici dell’Avondo, e la parete ha perso ormai da molto tempo quell’effetto di solennità e di alto decoro che le si era voluto imprimere. La parte Scultorea Giovanni d’Enrico, il felice interprete del pensiero e del volere di monsignor Carlo Bascapè, il geniale ideatore e costruttore di quell’irripetibile complesso che è il Palazzo di Pilato, cappella dell’Ecce Homo compresa, è anche stato il non meno formidabile autore della regia scenica interna e dell’arte plastica, animata da un popolo vociante e gesticolante di ben quaranta statue: trentadue nella 388 Cappella - 33