Page 386 - Libro Sacro Monte di Varallo
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in cui il Sacro Monte è colto a volo d’uccello da mezzogiorno. Il Palazzo di Pilato vi appare ormai nella sua forma pressoché definitiva sui lati verso mezzogiorno e verso ponente. Già spicca al primo piano l’armonio- sa sequenza delle sei arcate della loggia. L’unica, sostanziale differenza riguarda proprio la cappella dell’Ecce Homo, segnata col numero 33. Essa si sovrappone esattamente alla Cattura, (n.25) e risulta conglobata nel volume parallelepipe- do del Palazzo e ricoperta dallo stesso tetto a padiglione. Ma con la variante stabilita dal Vescovo nella sua lettera del 1 febbraio del 1605, assumerà nella realizzazione uno sviluppo assai maggiore, sovrapponendosi anche al previsto portico della Cattura, che diventerà l’attuale androne di passaggio tra le due piazze: Maggiore e dei Tribunali, non potendo quattro colonnette soltanto reg- gere l’imponente massa muraria delle pareti, della volta e del tetto della nuova cappella dell’Ecce Homo. Inoltre la nuova cappella si svilupperà in altezza tanto da oltrepassare il livello del tetto del Palazzo di Pilato, assumendo l’aspetto di un corpo di fabbrica quasi del tutto indipendente e solo confinante su di un lato col vero e proprio Palazzo. Tutto ciò dovette realizzarsi relativamente presto, ad iniziare forse già dallo stesso 1605, appena completata da parte di Giovanni d’Enrico la ricostruzio- ne dell’abside della chiesa parrocchiale a Roccapietra, per conchiudersi entro il 1608, al massimo all’inizio del 1609, nel giro di tre, quattro anni, perché il 25 luglio 1609 si stende ormai il contratto col Morazzone per gli affreschi della cappella. Insostenibile quindi che nel 1603 essa fosse “in via di compimento” come affermano purtroppo alcune delle più recenti guide del Sacro Monte. Dunque, il 25 luglio 1609 la parte architettonica doveva essere terminata, i muri già asciugati e le statue in esecuzione. La nuova costruzione veniva ad er- gersi solenne col suo volume nitido, compatto, poderoso, ben evidenziato sui tre lati allora liberi (a mezzogiorno, a levante e a mezzanotte), quasi un avancorpo, o meglio, un poderoso torrione che si sviluppa in verticale, dominante impo- nente verso la Piazza Maggiore, quasi a contrapporsi alla cappella del Calvario troneggiante sul lato opposto, ma anche verso la retrostante area, che diventerà poi la Piazza dei Tribunali. Ma perché imprimere uno sviluppo così emergente, così inconsueto alla cap- pella? La ragione è evidente tenendo conto che il Vescovo ed il d’Enrico aveva- no ben previsto come avrebbe poi dovuto essere raffigurata nell’interno la scena sacra; sviluppandola cioè su due piani: quello inferiore per la folla nel cortile o piazza del Pretorio, e quella superiore per Gesù presentato al popolo dall’alto di una loggia. 386 Cappella - 33