Page 360 - Libro Sacro Monte di Varallo
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mine dal pittore varallese Giovanni Battista Testa. Infatti in esso, per quanto oggi assai poco leggibile, non si riconosce la mano di Giovanni Giacomo Testa, né pare di poter scorgere quella di Melchiorre d’Enrico, citato come possibile esecutore dell’opera nell’atto notarile del 6 luglio 1614 nel caso che essa non venisse compiuta dal Testa. Del resto il D’Enrico in un documento del 5 dicembre 1640 ricorda di aver affrescato tre cappelle sul Sacro Monte di Varallo (ossia quella di Gesù nell’orto, dei Discepoli dormienti e della Cattura), escludendo quindi indirettamente lui stesso d’aver lavorato in quella della Coronazione di spine. Nel 1615 dunque, con ogni probabilità, la cappella dovette raggiungere il suo compimento. Nel 17 infatti il Vescovo, Cardinal Taverna, la trovò completata. Ma quali sono i soggetti raffigurati sugli affreschi tra il 1612 ed il 15? Sulla volta, come nella Flagellazione è dipinto un voltone in grandi blocchi di pietra con al centro un lucernario circolare, munito di una robusta grata di ferro. Sulla parete di destra, oggi molto restaurata e ridipinta, compare Gesù ricoperto dal mantello di porpora, e condotto alla coronazione di spine. La scena dram- matica, molto chiassosa e tumultuante, tutta portata in primo piano, assume a volte un tono pesantemente caricaturale per i gesti esagerati degli sgherri (si veda per esempio il volto di profilo vicino a Gesù, che gli mostra la lingua) e per una certa sproporzione tra le varie figure. Quella poi di Gesù mi pare riprendere un certo languido patetismo proprio dei moduli del Cerano e della sua cerchia. Il Cusa, con tipica e rigorosa mentalità ottocentesca, osserva che “tra queste figure, che pure sono molto deperire, ve n’ha una armata di fucile antico, preso dal vero, anacronismo questo non perdonabile, mentre non serve nemmeno a render più pittoresco il costume”. Ma sulla stessa parete anche altri elementi di “natura morta”, come una catena con manette, proprio prossima alla grata, spiccano come elementi di notevole attrazione di efficacia rappresentativa. Sulla parete di fondo s’accalcano verso destra varie gigantesche figure di spet- tatori col capo ricoperto da vistosi turbanti, a delimitare lo spazio come una camera umana incombente sull’antistante gruppo statuario, mentre sulla sini- stra con forte e voluto contrasto, la scena si espande dando respiro all’angusto ambiente e compare in lontananza in un’ariosa e raffinata atmosfera il trono di Pilato, protetto da un ampio e fastoso baldacchino. Al centro della parete, in alto, come sospeso a mezz’aria, è affrescato un ricco e complesso cartiglio mistilineo, contenente l’undicesimo versetto del Cantico dei Cantici, che allude alla corona di spine. 360 Cappella - 31