Page 357 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Seicento. Del Farfanico nessuno ha mai detto nulla, tanto da risultare un pittore del tutto ignoto, che io sappia, di cui non sono riuscito finora a trovare alcuna notizia, tanto da sospettare che il nome riportato dal Fassola sia inesatto come era inesatto quello di “Cerani”, o che si tratti di un soprannome di un qualche artista più o meno celebre. Ma nel 1830 il Bordiga, pur assegnando al Cerano gli affreschi di destra della parete di fondo, cita per la prima volta l’atto del 27 settembre 1608, che ab- biamo ripetutamente ricordato, col pagamento di dieci ducatoni ad Anselmo, figlio del fu Francesco Tognotto di Rassa per la pittura della cappella. La notizia viene ignorata da varie guide, come quelle del 1843 e dell’80, mentre il Cusa la cita riportando il testo del Bordiga. Le successive guide del 1881 e del ‘91 no- minano tutti e tre i pittori, ponendo in alternativa i nomi del Farfanico e del Tognotto. Il Torrotti si limita a riportare quanto scritto dal Bordiga. Intanto il Butler complica ancor più le cose creando gli affreschi di sinistra resti di una precedente cappella di Adamo ed Eva essendovi essi rappresentati, ma passerà più tardi il Galloni a smentirlo su questo punto. Il Butler aggiunge però un se- condo elemento di confusione assegnando, con una grossa svista, gli affreschi ad Antonio Rantio che non era pittore, ma il notaio che rogò l’atto del 27 settem- bre 1608. Intanto la guida del 1897 dà gli affreschi del Cerano, al Farfanico ed al To- gnotto; quella del 1908 si limita ai due nomi tradizionali dei Cerano e del Farfa- nico; quella del 1909 elenca tutti e tre pittori; l’Apostolo nel 1911 ritorna ai soli Cerano e Farfanico; il Romerio nel 12 assegna al Crespi da Cerano gli affreschi di destra e del fondo e per quelli di sinistra si limita a riferire che da alcuni ven- gono attribuiti al Farfanico, da altri ad Anselmo Tognotto di Rassa. Ma finalmente nel 1914 esce l’opera del Galloni, che riporta alcuni nuovi do- cumenti a rendere in un certo senso ancor più intricato il problema. Il primo è l’atto che già abbiamo dovuto citare trattando dell’architettura della cappella, del 6 luglio 1608, stilato dal notaio Bartolomeo Peterro con la convenzione tra i fabbriceri ed Anselmo del fu Francesco de Otina, o Alesina di Rassa per dipingere entro un anno la parete di fondo della cappella. Segue l’atto già noto fin dall’epoca del Bordiga del 27 settembre 1609 con Anselmo del fu Francesco Tognotto di Rassa, atto che secondo il Galloni do- vrebbe essere null’altro che uno scorretto transunto. Ma chi è questo Anselmo fu Francesco de Otina, o Alesina, o Tognotto, originario di Rassa? Trattandosi, come penso, di un’unica persona, è da identificare con il pittore Anselmo Ale- sina o Allasina, del tutto ignoto fino ad oggi alla letteratura artistica valsesiana, Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 357