Page 346 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Si vedano in particolare il giovane inginocchiato in primo piano (in modo da occupare lo spazio più vicino ai riguardanti senza disturbare la vista della figura di Gesù) colto nell’atto di annodare un mazzo di flagelli, e soprattutto quella sempre molto ammirata dell’uomo che lega Gesù alla colonna, fissato con ica- sticità eccezionale nel gesto di una spettacolare, indimenticabile efficacia, nello sforzo violento che coinvolge tutta la persona e si condensa nella grinta aggres- siva e spietata. Figure che accentuano l’impeto vitale e la forza drammatica del sacro mi- stero, destando curiosità, interesse, impressione profonda e compartecipazione dolente nel visitatore devoto. I dipinti del Rocca Compiuta la parte figurativa in scultura, restava da iniziare quella pittorica con funzione di coro, di completamento e dilatazione della scena sacra, perché la cappella raggiungesse il suo compimento. Nel 1617 al momento della visita del cardinale Taverna ne era ancora priva. Il Morazzone da alcuni anni ormai si era allontanato dal Sacro Monte; il Tan- zio era impegnato negli affreschi di Gesù condotto per la prima volta da Pilato (1615-16) e poco dopo da quelli per la cappella di Pilato si lava le mani; né un ambiente modesto, spazialmente limitato ed in penombra come quello della Flagellazione, esigeva l’opera di pittori così validi. Melchiorre d’Enrico a sua volta nel (618-19 stava dipingendo la Cattura. Gli occhi dei fabbriceri dovettero allora volgersi verso un ancora giovane e promet- tente allievo valsesiano del Morazzone, Cristoforo Martinolio di Roccapietra, detto poi appunto “il Rocca” dalla sua patria presso Varallo, che certo doveva esser stato di casa sul Sacro Monte per essersi senza dubbio proprio li formato al seguito del maestro, imparando ed aiutandolo nei tre grandiosi cicli da lui affre- scati della Salita al Calvario (1607-8), dell’Ecce Homo (1608-9) e della Condan- na (1614 circa). Ma varie opere aveva già dipinto per proprio conto nei 1614, nel 16 e nel 18 a Gozzano: prima nella cappella del Rosario nella Basilica, poi in S. Maria del Baggio, quindi nella chiesetta dell’Assunta. I fabbriceri del Sacro Mon- te potevano perciò affidargli con tranquillità il compito di dare per la pri- ma volta prova di sé in modo autonomo in una cappella di non grandissimo impegno. Il ciclo pittorico dovette dunque iniziare subito dopo gli affreschi gozzaneschi della chiesetta dell’Assunta, quindi presumibilmente forse già nel 1619. 346 Cappella - 30