Page 322 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Il ciclo si snoda praticamente da sinistra a destra. Nella prima arcata il portico si apre verso l’esterno e si scorge sullo sfondo Gesù circondato dai soldati che esce dal Palazzo di Pilato per esser condotto da Erode, così come anche noi poco prima abbiamo percorso lo stesso tragitto nell’identica direzione (da sud a nor- dovest dal Palazzo di Pilato a quello di Erode). L’avanguardia del corteo irrompe nell’aula con l’indimenticabile figura dì armigero, tutto rivestito di ferro, che fa da battistrada e balza vivo, quasi illusio- nisticamente fuori dall’affresco, riflettendo la sua ombra nettissima sul candido pilastro del portico, seguito da un altro soldato, dall’aspetto quanto mai gio- vanile, dallo sguardo vivissimo, dal volto colorito, che par sceso or ora, non dal palazzo del pretore romano, ma da Alagna o dai suoi più alti alpeggi sferzati dal gelido vento del Rosa. Ancora un altro guerriero, di straordinaria potenza plastica, si staglia sta- tuario, colto arditamente di schiena, contro le scanalature della prima lesena di sinistra, mentre in basso nella penombra sopraggiungono con un’irruzione fulminea alcuni scugnizzi, intrusi, sghignazzanti, forse reminiscenza viva del soggiorno partenopeo del Tanzio. Più dietro creano un forte contrasto le tre- mule immagini delle pie donne sgomente, seguite da un drappello di soldati. Ma sull’alto, nel fondo evanescente, immerse in una luce diffusa, come in una visione improvvisa, sagome lievissime, schizzate con tocco balenante, a punta di pennello, le guardie scendono a precipizio, sparpagliate sulla ripidissima, inter- minabile scalea del Palazzo di Pilato. Ultimo, ancor sotto alla balconata, Gesù, legato, curvo, il personaggio più atteso, l’unico da cui deriva tutto quel movi- mento di massa umana, viene colto con efficacissima istantanea nel momento in cui, dopo snervante attesa, appare sulla soglia. È tutta una sequenza incalzante, resa con cinematografica icasticità, di un’umanità percorsa dai più contrastanti stati d’animo. Nelle arcate successive (le due presso gli angoli della sala, sia a destra che a si- nistra del trono di Erode), gruppi caratteristici di astanti in pittoreschi costumi, accalcati in più file, in eloquenti atteggiamenti, frementi di vita, balzano avanti con illusionistica potenza plastica, in forti contrasti di luci e di ombre, in una ca- leidoscopica varietà di colori, in molteplici sequenze di espressioni, che rivelano l’inesausta energia creativa e la sempre sorprendente penetrazione psicologica del pittore. È una galleria di volti pensosi, di sguardi astuti, di ghigni beffardi, di espressioni superbe, di occhi curiosi, di grinte spietate e sataniche, cariche d’odio, che si susseguono, s’incrociano, s’accavallano, si scontrano in un chiasso assordante che si espande e rimbomba per ogni dove. A tutto ciò si aggiunga il 322 Cappella - 28