Page 226 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Sacro Monte. Infatti il pittore aveva iniziato la sua attività sulla santa montagna varallese fin dal 1602, quando la grotta era ancora intatta. Ed è ovvio pensare che avendola ancora ben in mente, e ben sapendo che proprio in quella ave- va pregato S. Carlo, quando una quindicina di anni dopo dovette raffigurare il Santo orante sul Sacro Monte si sia richiamato con fedeltà ai suoi ricordi. Se così è, la figura del Cristo orante, opera di Gaudenzio, non doveva essere come l’attuale a mani giunte, ma in atteggiamento più vivo, clamoroso ed im- pressionante, con le braccia spalancate, in atto di supplice offerta. Ma intanto nel settembre del 1593 sale per la prima volta al Sacro Monte il nuovo vescovo di Novara, Monsignor Carlo Bascapè, fedelissimo discepolo di S. Carlo. E nel predisporre una generale revisione di tutto il complesso, stabilisce tra l’altro che per una più ordinata e comprensibile successione dei fatti evan- gelici, l’Ultima cena venga trasferita dalla sua sede originaria sul Monte Sion (ex cappella degli Esercizi) in quella allora della Cattura, sulla Piazza Maggiore, ove la Cena si trova anche oggi. Ordina quindi che le si affianchi la Lavanda dei piedi e che subito dopo segua l’Orazione nell’orto, che vuole posta lievemente più su, lungo le pendici dell’attuale Monte Tabor (“sequatur cum aliquo ascensu mon- tis oratio in horto”), senza preoccuparsi di eliminare così una delle cappelle più care alla venerazione del suo grande maestro S. Carlo. Infatti, nell’ispezionare i vari misteri, scendendo lungo la Valle di Giosafat, aveva incontrato l’originaria Orazione nell’orto entro la grotta («descenditur ad Christum orantem in horto posito in antro saxeo»), come già si è detto; ma aveva notato che si trovava fuori strada («turbato ordine») e lontano rispetto agli altri misteri della passione. Ma perché ordina di situare la nuova redazione della cappella un po’ più in alto rispetto alla Cena, sul declivio del colle? La ragione è molto semplice, come già aveva notato il Galloni. Là si trovava la cappelletta del Pater, eretta dal Caimi poco sotto all’Ascensione (attuale Trasfigurazione) come a Gerusalemme. Essa è chiaramente identificabile nella planimetria generale del «Libro dei Miste- ri» in una modesta struttura muraria dalla pianta a forma di U, un poco più a mezzogiorno dell’antica Ascensione (ora Trasfigurazione), lungo il declivio del colle, ed è anche riconoscibile, mi pare, nelle due xilografie delle guide del 1566 e del 1589 alla base dell’Ascensione, al sommo dì un tratto di terreno rettangolare recintato da un muro. Le guide del 1566 e del 1570 ancora la descrivono, poi le successive la ignorano. Il Bascapè dunque pensa con praticità di sfruttare un piccolo edificio già esi- stente, un «piccolo tugurio» dirà poi il Fassola, ma di cui si era perso del tutto il particolare significato dando alla sua rispondenza con l’analogo santuario esi- 226 Cappella - 21