Page 227 - Libro Sacro Monte di Varallo
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stente a Gerusalemme. Certo né il Bascapè, né i suoi accompagnatori visitarono il Sacro Monte consultando la guida dei 1514 che sarebbe stata loro molto utile per capire l’originaria configurazione della Nuova Gerusalemme varallese. Che poi per la nuova sistemazione dell’Agonia nell’orto si sia sfrattato, o meglio eli- minato un precedente mistero da una cappella lo si deduce con estrema eviden- za dal Fassola quando afferma che: «Le mura, e l’edifizio sono antichi, le Statue moderne di Giovanni d’Enrico». L’ordine dei Bascapè non venne, come prevedibile, subito seguito. Infatti nella sua visita del 5 ottobre 1602 deve ribadirlo: «Per finire di accomodare l’ordine et compire i Santi Ministeri di questo Sacro Monte ... conformandoci agli altri decreti nostri... ordiniamo che doppo il misterio dell’«Entrata in Ge- rusalemme» avverso il monte (attuale Tabor), si rappresenti il Cenacolo e, mon- tando più su si rappresenti Cristo orante nell’orto». Ed ancora in una lettera del 2 febbraio 1606 chiede che gli «si mandi la descrittione di detta cappella», segno evidente questo, come ritiene il Tonetti, che solo allora si stava provve- dendo ad attuare la nuova raffigurazione. Ciò appare assai logico trattandosi del periodo in cui si dava inizio alla costru- zione di quella parte del nuovo Palazzo di Pilato che andava ad occupare pro- prio la zona in cui si trovava l’originaria Grotta dell’agonia, che quindi dovette venir sacrificata senza lasciare più traccia, e nel giro di pochi decenni neppur più il ricordo di sé. Scompariva così nel 1606 un luogo reso sacro dalla devota presenza di S. Car- lo, senza che, ironia della sorte, proprio il suo fedele discepolo, Carlo Bascapè, vescovo di Novara, si preoccupasse minimamente di conservarlo alla venerazio- ne dei fedeli per il valore dei suoi devoti ricordi. Ma andavano così anche purtroppo perdute le due statue lignee del Cristo e dell’Angelo, uscite dalla bottega di Gaudenzio negli anni della sua prima matu- rità, testimonianza rara d’un aspetto della sua attività scultorea, di cui poco è giunto fino a noi. È molto probabile che la seconda edizione del mistero entro l’angusto am- biente della piccola cappella già del Pater, sia stata quasi subito messa in opera (1606-7) dati i non molto impegnativi lavori da compiere. Sembrano confer- marlo le due guide del 1611 e del 1613, redatte da Giovanni Giacomo Ferrari ed illustrate dalle xilografie di Gioachino Teodorico Coriolano. Esse danno per la prima volta esplicitamente al mistero il titolo di Gesù ora nell’orto, non più nella grotta, e le due figure del Cristo genuflesso e dell’Angelo reggente il calice, come appaiono nella xilografia, danno ormai veramente l’im- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 227
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