Page 155 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Gerusalemme, e quello funebre che sta conducendo un giovane alla sepoltura, che procede dalla città degli uomini a quella dei morti; nell’occasione di questo incontro, Cristo si rivela come colui che ha potere sulla morte. Il sedicesimo episodio evangelico raffigurato sul Sacro Monte, ossia la Resur- rezione del figlio della vedova di Naim, narrato da San Luca (7, 11-17), godette di una certa diffusione in età paleocristiana. Esso si trova soprattutto sulle fron- ti di alcuni sarcofaghi di Roma e di Arles, i cui più antichi esemplari risalgo- no all’epoca costantiniana. Ma col passare dei secoli scomparve quasi del tutto dall’iconografia cristiana e dai grandi cicli figurati della vita di Gesù. Anche al Sacro Monte, nella configurazione originaria ideata dal P. Caimi, che voleva ricostruire il più fedelmente possibile la situazione geografica palesti- nese con i suoi più venerati santuari, non vi trovava posto. Né era stato previsto nelle successive trasformazioni dell’epoca gaudenziana, come provano le guide del 1514, del 1566 e del 1570, che non ne fanno il minimo cenno. Come per tutti gli altri episodi riguardanti la vita pubblica del Salvatore, dalla Fuga in Egitto all’Entrata in Gerusalemme, la sua origine risale all’ambizioso e grandioso piano di ristrutturazione generale e di ampliamento del Monte vo- luto dal cavalier Giacomo d’Adda, marito della varallese Francesca Scarognini ultima discendente della grande casata che fin dalle origini si rese benemerita verso il Sacro Monte. Infatti, nel «Libro dei Misteri», steso da Galeazzo Alessi per il d’Adda attorno ai 1567-68, troviamo per la prima volta il progetto della cappella insie- me a quelli dei vari altri edifici per gli episodi evangelici che lo precedono e lo seguono. Mentre però l’ubicazione dei Misteri precedenti, come sì è visto trattando di ognuno di essi, aveva sempre subito nella sua realizzazione uno spostamento rispetto a quella indicata nella planimetria originaria dell’Alessi, che apre il «Li- bro dei Misteri», per questa cappella, ed è un caso quasi unico, non si è verifica- to nessun mutamento. Il tempietto infatti vi compare un poco più ad occidente e leggermente più a nord rispetto a quello della Trasfigurazione sul monte Ta- bor, situato al centro del «super parietem». Tale posizione non è mutata nella pianta della Raccolta Ferrari, conservata all’Ambrosiana di Milano, (1576-80 circa); ed essa corrisponde appunto a quella realmente occupata dalla cappella del Figlio della vedova. Ma vi è di più. A prima vista ora la costruzione appare assai modesta ed umile, Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 155