Page 151 - Libro Sacro Monte di Varallo
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con la corrispondente xilografia intagliata dal Coriolano. Ma la raffigurazione è talmente diversa da quella eseguita da Giovanni d’Enrico, presentando Gesù in piedi sulla sinistra, il paralitico a mezz’aria penzolante entro un lenzuolo e calato da un balcone e poi posato a terra in atto di rialzarsi, che si deve ritenere tutta di fantasia e solo di anticipazione per la scena non ancora realizzata, anche se verrà utilizzata nelle varie guide fino alla metà del Settecento. Solo a partire dal 1614 con la presentazione di un nuovo piano generale di ristrutturazione del Monte, eseguito su commissione del fabbricere Gerolamo d’Adda esteso da Giovanni D’Enrico e Bartolomeo Ravelli si dovette provve- dere a completare la cappella. Ma l’edificio già realizzato, come si è visto, in forma circolare e di non grande dimensioni, dovette sembrare troppo modesto per poter sviluppare la scena secondo la concezione grandiosa e spettacolare im- maginata dal D’Enrico. Ritengo dunque che proprio in quegli anni, tra il 1615 ed il ‘18, su progetto dello stesso Giovanni D’Enrico architetto e scultore, la cir- colare cappella alessiana sia stata trasformata ed ingrandita, conservando la metà posteriore come abside semicircolare ed abbattendo la metà anteriore dell’edifi- cio cilindrico, sostituito da un corpo di fabbrica rettangolare, disposto per largo, completato da una struttura centrale soprelevata e preceduto da un ambiente più basso con ingresso centrale ed uscita sul lato sinistro. Ne risultava così un edificio totalmente nuovo e singolare anche rispetto a tutti gli altri del Sacro Monte, sia della precedente tradizione, sia nelle fasi successive, estremamente semplice, addirittura spoglio di elementi architettonico-decorativi all’esterno, ma adattissimo nel vano interno ad accogliere la scena assai complessa per il suo necessario sviluppo contemporaneo su due piani sovrapposti. Terminata la parte muraria all’incirca attorno al 1618-19, lo stesso Giovan- ni D’Enrico, come già ricorda il Fassola, presumibilmente con la collaborazio- ne del fratello Melchiorre e dell’allievo Giacomo Ferro, deve aver dato inizio all’impresa scultorea, creando un grandioso scenografico complesso di notevo- le effetto nonostante il numero abbastanza limitato di statue (sedici in tutto), subito dopo aver terminato quelle non molto numerose della Cattura, datate solitamente attorno al 1618-19. Ad iniziare infatti dal 1621 e fino al ‘25 lo scultore con i suoi collaboratori la- vorerà intensamente ad Oropa eseguendo le statue di tre cappelle di quel nuovo Sacro Monte. Quindi la datazione più logica per la modellazione di quelle del Paralitico risulta attorno al 1619-20. La scena è orchestrata secondo lo schema più consueto del D’Enrico, con un ampio corale snodarsi dei gruppi di figure a semicerchio, con al centro il Cri- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 151
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