Page 144 - Libro Sacro Monte di Varallo
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con un’attenta e ricercata eleganza nel ricco costume che rivela una non comu- ne sensibilità manieristica nell’autore. Solo recentemente un illustratore affrettato si è permesso di giudicare di assai modesto livello tanto le sculture quanto i dipinti. Già abbiamo accennato che il vescovo Bascapè proprio per la figura della donna aveva espresso un rimprovero trovandola «nimis lasciva» e richiedendo che venisse resa più decente «et ideo honestanda». Non pare però che l’abito abbia subito delle modifiche, né al giorno d’oggi sapremmo dire in cosa la figura potesse allora sembrare «nimis lasciva»: forse nello sguardo o nel troppo ricco costume? Più probabilmente nel collo che in origine doveva essere scoperto. Infatti nelle più antiche xilografie che riproducono la scena, ad iniziare da quella del Coriolano, intagliata verso il 1606 per la guida pubblicata poi nel 1611, (la scena è per altro capovolta come poi in quasi tutte le altre illustrazioni di questa cap- pella), si scorge sulla testa della donna un leggero velo. Molto probabilmente si pensò così di rendere più pudica la figura, risolvendo in modo spiccio ed efficace il problema. Ma ad iniziare dalla guida del 1765 compare molto spesso un’altra xilografia (anche questa stranamente capovolta, ossia col Cristo a sinistra e la Samaritana alla destra) in cui la donna risulta senza velo e con un’acconciatura di capelli aderente al capo, che lascia scoperta buona parte del collo sul lato po- steriore, come doveva essere in origine. Una nuova, popolaresca xilografia (pur essa rovesciata), che illustra la guida del 1829, presenta in modo ancor più palese questa caratteristica. E ce lo confer- ma con puntualità ed evidenza indiscutibile l’accurata ed attentissima litografia del volume del Cusa (1857), ripresa in seguito per decenni in varie altre guide. E proprio il Cusa nel testo critica le acconciature delle due statue «e di quelle di varie altre cappelle» che «avrebbero d’uopo d’esser riformate più artistica- mente prendendo a tipo quelle fatte nella cappella dei Magi del Ferrari (ovvia- mente quelle antiche che rimasero in opera fino agli anni Settanta del nostro secolo); in essa si vedono belli esemplari di barbe e di capelli, adatti al carattere delle figure rappresentatevi». Passano poco più di trentacinque anni ed ecco che il Butler ritorna sull’ar- gomento: «La parrucca che porta sulla testa la bella Samaritana, quale sorte sarebbe riservata alla Venere di Milo se la si assoggettasse a un trattamento con- simile?». Il Butler parla dunque di parrucca, ed una parrucca vistosa e quasi carneva- lesca è infatti quella che reca in capo la statua, che nulla più ha ora a vedere con 144 Cappella - 14
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