Page 114 - Libro Sacro Monte di Varallo
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pelle, l’attribuzione allo Stella è assolutamente insostenibile. Innanzi tutto non esiste alcuna prova che egli abbia svolto anche l’attività di scultore (è stato solo il Fassola, che a più di un secolo di distanza gli assegnò per primo delle statue al Sacro Monte). In secondo luogo è assurdo pensare che possa che possa aver lavorato attorno al 1580, quando si sa che era già attivo verso il 1510, mentre i più tardi documenti che lo riguardano giungono solo al 1562. Anzi, è certo che in un periodo così tardo doveva esser già morto da ben più di un decennio. Si ag- giunga poi che le statue del Battesimo, come notano il Butler ed il Ravelli, sono di stucco, e l’uso di questo materiale è piuttosto inconsueto sul Sacro Monte, e non di terra cotta, secondo la tradizione iniziata da Gaudenzio e mantenuta anche nei secoli successivi dai grandi statuari attivi a Varallo; ed un seguace di Gaudenzio, come lo Stella, non avrebbe osato allontanarsene. Osservando il gruppo scultoreo in stucco, rivela, sia nella modellazione un po’ greve e di una certa freddezza classicheggiante, lontana dallo spirito valse- siano, sia nei gesti che in alcuni particolari decorativi minori (come le borchie sugli spacchi degli abiti) una rispondenza fortissima con le statue di S. Giuseppe e dell’Angelo, pur esse in stucco, del Secondo sogno di S. Giuseppe. L’Angelo che avvisa S. Giuseppe e S. Giovanni che battezza Gesù presentano tra loro una sor- prendente affinità di impostazione, una posa pressoché identica, una analogia molto marcata anche nella disposizione delle vesti, sorrette sulla spalla destra e cadenti in diagonale in modo da lasciar scoperta parte del petto, la spalla ed il braccio sinistro. Anche tra la figura di Gesù e quella di S. Giuseppe si notano delle corrispondenze evidenti nella posa tipicamente manieristica per i ritmi scopertamente contrapposti delle membra. Tutto rivela dunque uno stile, una cultura, una mentalità inconfondibile che accomuna i due gruppi di sculture, tanto da poter affermare con certezza che devono essere opera di uno stesso autore. Si tratta cioè di quel maestro dell’am- biente scultoreo milanese, fiorito all’ombra del Duomo e del cantiere di S. Ma- ria presso S. Celso, che per opera di Giacomo d’Adda venne chiamato al Sacro Monte, e che, come ho già ricordato trattando della cappella del Secondo sogno di S. Giuseppe, deve pur aver eseguito almeno tre altri gruppi di statue per il Sa- cro Monte: la Madonna e S. Elisabetta per la Visitazione, modellate a Milano e trasportate a Varallo nell’ottobre 1572, sostituite poi, come pare, da altre del Tabacchetti Adamo ed Eva per la cappella de! Paradiso terrestre, dopo esser venuto lui stesso al Sacro Monte verso la fine del 1572, sostituite poi nel 1594-95 da altre di Mi- chele Prestinari, a loro volta sostituite dalle attuali del Tabacchetti; 114 Cappella - 12
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