Page 113 - Libro Sacro Monte di Varallo
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librate, spoglio ed essenziale come un solido geometrico nella nitidezza delle sue pareti e delle sue sfaccettature. Lo schema abbastanza vicino a quello della Fuga in Egitto, par riecheggiare ancora i moduli delle cappelle alessiane. Giustamente il Sesalli nella guida del 1583 ne sottolinea il pregio architetto- nico qualificandolo «bel Tempio». E proprio dalla stessa guida del 1583 abbiamo la conferma che l’erezione do- veva essere avvenuta ormai da qualche anno, perché vi si dice che la cappella è anche già dotata delle statue: «Il Battesimo di N.S. fatto di rilievo. Dove si farà anchora descendere l’acqua della fontana per far un rivolo, a imitatione del fiu- me Giordano». Quindi anche il gruppo statuario è anteriore al 1583, ma non di molto (direi attorno all’81-82), perché nel primo atto di allocazione dei dipinti del 1584, l’e- spressione «che adesso sono fatte», riferita appunto alle sculture, sembra sot- tolineare un compimento abbastanza recente, avvenuto dopo un certo periodo di intervallo dall’erezione dell’edificio. Anche per le statue la guida del 1583, seguita dalle sue successive ristampe, ha parole di lode: «et è fattura: Questa di bella e ben fatta scultura». Di diverso parere furono invece nei secoli successivi i vari illustratori del Sacro Monte fin quasi ai nostri giorni. In verità si tratta di un complesso dignitoso e corretto, pur seguendo uno schema iconografico quasi ovvio, per la distribuzio- ne equilibrata e non priva di una certa naturalezza delle figure attorno a quella centrale del Cristo che è perno di tutta la composizione. Il gruppo in origine era costituito solo dalle quattro figure del Cristo, del Battista, dei due angeli e della colomba sospesa a mezz’aria. Infatti il Padre Eterno troneggiante sulla parete di fondo, circondato da un alone di cherubini tra le nubi, mentre regge l’ampio filatterio recante la scritta «Hic est filius meus dilectus in quo mihi bene com- placui ipsum audite», è posteriore di qualche anno. Ciò risulta dall’atto del 29 agosto 1584 per l’allocazione dei dipinti, con cui i fabbriceri si riservano di farlo fare di stucco a loro spese e di far fare anche «diversi animali di stucco, reptili et quadrupedi», mai eseguiti. Non conosciamo però i nomi degli scultori. Né il Fassola, né il Torrotti nel Seicento li hanno riportati; così pure li ignorano le guide del Settecento. Solo il Bartoli nel 1777, per primo assegnò le statue a Fermo Stella, seguito ben presto dalla maggior parte dei compilatori di guide del Sacro Monte, fino ai giorni no- stri, eccettuati tra i pochi il Bordiga, il Butler il Ravelli ed il Manni. Ma come si è già detto ripetutamente a proposito delle sculture di altre cap- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 113