Page 426 - Libro Sacro Monte di Varallo
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tratta del tempietto circolare che spicca in posizione dominante sull’alto della rupe all’estrema destra del super parietem. Proprio in quel punto ardito e pittoresco sorgerà nel primo decennio del Sei- cento, nel contesto del Palazzo di Pilato, la cappella della Condanna a morte di Gesù. La prima rappresentazione del mistero Anche la realizzazione della cappella che rappresenta il mistero della Con- danna, o della Sentenza di Pilato, come quella di molte altre del Sacro Monte varallese, ha subito varie vicende nel corso dei decenni prima di poter concretar- si nella sua redazione definitiva. La scena compare già, anche se solo dipinta, nel primo Palazzo di Pilato, quel- lo eretto sul lato nord del Monte attorno al 1545-50, presso la porticina secon- daria di accesso alla Nuova Gerusalemme, vicino al punto in cui giunge l’antica e storica strada che sale da Varallo. Come noto, erano solo due i misteri compresi in quell’edificio, ed ambedue al piano terreno: la Flagellazione e la Coronazione di spine, separate da un atrio centrale. Nel primo dei due misteri, posto sulla sinistra, cioè più ad occidente, come ci ricorda l’Arienta nel 1896, due delle pareti erano affrescate, non specifica però quali; probabilmente quelle rivolte verso ponente e verso nord, essendo occupata dall’apertura per la vista dei fedeli e per la luce quella di mezzogiorno e comunicando forse con l’atrio l’altra di levante. Su di una parete era raffigurato Gesù trascinato dagli sgherri davanti a Pi- lato e Pilato che pronunzia la sentenza, come scrisse l’Arienta e non Pilato si lava le mani, come ha scritto più recentemente il Rosei, mentre sull’altro lato si scorgevano ancora distintamente nel 1895 al di sotto dello scialbo «tracce di colossali figure con flagelli nelle mani», come già ricordato nel 1991 trattando di quest’antica cappella della Flagellazione. Nel 1886 o 87 (l’Arienta riferisce ora una data ora un’altra), si provvide a strappare dalla parete gran parte del primo dei due dipinti, che trasportato su tela in tre frammenti, venne collocato nella Pinacoteca varallese, ove tutt’ora si conserva, mentre l’altro con le grandi figure dei flagellatori, andò, purtroppo, distrutto pochi anni dopo, con l’abbattimento del primitivo Palazzo di Pilato. L’attribuzione degli affreschi a Gaudenzio risalente al Fassola, accolta ancora dal Galloni nel 1914, veniva però già rifiutata nel 1894 dal Butler, probabil- mente su suggerimento dell’Arienta, per essere sostituita da quella del Lanino, 426 Cappella - 35