Page 181 - Libro Sacro Monte di Varallo
P. 181
so su che base, che esse furono aggiunte in seguito alla visita pastorale del 1617 attribuendole a Giacomo Ferro, l’allievo e collaboratore di Giovanni D’Enrico. Ma chi furono veramente i due autori delle une e delle altre statue? Il problema non è affatto semplice, poiché mancano i documenti o delle te- stimonianze antiche. Nel Seicento il Fassola ed il Torrotti non riportano dei nomi. Nel 1777 persino il Bertoli non avanza ipotesi affermando «non sono a nostra notizia i professori di questa cappella». Bisogna giungere fino alla guida del 1829, ossia a ben duecento-cinquant’anni di distanza, per trovare per la pri- ma volta un’attribuzione, e precisamente a Fermo Stella tanto per le sculture che per gli affreschi. Ma come già per altre cappelle precedenti la cosa è asso- lutamente insostenibile sia per ragioni stilistiche che cronologiche, e se queste ragioni non bastassero, anche perché non è mai risultato che lo Stella sia stato anche scultore. Nel 1830 è il Bordiga che cita due altri nomi come attribuzioni ormai tradi- zionali: quello del Ravelli, ossia Bartolomeo Badarello di Campertogno, per le statue e quello di Gian Giacomo Testa per gli affreschi. La ripeterà poco dopo il Lana seguito dal Cusa e da tutta una schiera di altri compilatori di guide fino ad oggi, tra cui il Tonetti, il Ravelli, il Romerio ed il Manni ecc., tanto che tale attribuzione diventerà quella consueta. Fa solo eccezione il Butler secondo il quale le sculture potrebbero essere «dello stesso artista che fece la Fuga in Egitto e l’Entrata in Gerusalemme». Purtroppo le condizioni in cui ci sono giunte le statue non facilitano la riso- luzione del problema. Il loro precario stato di conservazione, dovuto alla fragili- tà dello stucco, richiese infatti già negli ultimi anni dell’Ottocento un restauro «a stucco assai inferiore all’originale» come scrive il Butler nel 94. Nel 1893 la statua di Gesù, quasi completamente sgretolata, dovette essere rifatta comple- tamente dallo scultore varallese Carlo Vanelli sulla falsariga dell’antica, con un risultato un po’ freddo ed una figura piuttosto greve. Più recentemente nel 1970 vennero operati dalla Soprintendenza altri interventi anche assai arrischiati e discutibili, diretti caso per caso alle singole statue, ma nuocendo all’unità corale della scena. Pur tuttavia, nonostante la non facile lettura, da vari indizi ho l’impressione che autore non sia il Ravello, o il Badarello, la cui personalità sta diventando sempre più sfuggente ed enigmatica, ma lo statuario milanese, purtroppo finora anonimo, che ha operato largamente sul Sacro Monte per incarico dei D’Adda tra il 1572 e (‘82-83, e che fu forse l’unico attivo in quei giro di anni eseguendo appunto in stucco le statue: 1°) della Madonna e di S. Elisabetta per la Visitazio- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 181