Page 170 - Libro Sacro Monte di Varallo
P. 170
simo nell’incisione pressoché coeva di Hendrick Van Schoel (Milano, Raccolta Bertarelli), dedicata al cardinal Federico Borromeo, deceduto nel 1631, e quindi anteriore a quella data. Si può quindi conchiudere che per tutto il primo tren- tennio del Seicento i lavori dovettero rimaner sospesi. L’autore, o i due autori, se si deve pensare anche al Ravelli, si rendevano con- to del ruolo di particolare prestigio che la costruzione veniva ad assumere nel complesso generale del Monte, per la sua posizione centrale ed emergente, tanto da risultare come il vertice attorno al quale ruota tutto il complesso edilizio della Santa Montagna varallese. Per questo vollero farne una delle cappelle più grandiose e prestigiose anche per dimensioni. Ed è logico che Giovanni Giacomo D’Enrico, chiamato dopo anni, a continuare l’Opera progettata dallo zio si sia attenuto il più fedelmente possibile al suo progetto. L’imponente edificio si erge maestoso a forma di duplice cilindro concen- trico, di ascendenza ancor manieristica; quello inferiore più ampio e robusto, come un poderoso basamento o bastione dalle mura ciclopiche, sul quale si leva nitido il secondo, conchiuso da un semplicissimo cornicione e coronato dal lan- ternino. Sul lato verso nord, ove è volta la facciata, si sviluppa l’arioso pronao, la parte architettonicamente più elegante e ricercata rispetto allo spoglio volume della cappella, a colonne binate, poste su alti plinti e reggenti un ampio arco sertiano coronato dal timpano. Se la struttura riecheggia lo schema della facciata alessiana della cappella di Adamo ed Eva, ne abbandona però l’austera, solenne severità, reinterpretan- dola in chiave sostanzialmente decorativa, ricca di agilità e di vivacità cromati- ca per la presenza di elementi architettonici in pietra verde scura che spiccano sull’intonaco e sul granito, come il duplice, sottile cornicione sorretto da una fila di mensoline, che si ispira in modo evidentissimo ad un motivo tipico delle architetture oropee, eco indiscutibile delle ripetute permanenze e dell’intensa attività dei D’Enrico in quel celebre Sacro Monte biellese. Con l’erezione ed il completamento della cappella della Trasfigurazione sull’alto del colle non dovettero però scomparire del tutto le tracce della preesi- stente cappella dell’Ascensione. Infatti, oltre al già ricordato resto di muratura che emerge in basso sulla destra del pronao, il Galloni ricorda che «si rinvenne- ro sul posto della Trasfigurazione reliquie di una precedente edicola”, riferendo- si verosimilmente alla sua epoca. Vi è poi anche la presenza di materiali di recupero nelle strutture murarie, 170 Cappella - 17
   165   166   167   168   169   170   171   172   173   174   175