Page 169 - Libro Sacro Monte di Varallo
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lare ideato dall’Alessi al quale evidentemente dovevano esser di grosso disturbo per poter ottenere lo spazio interno necessario all’attuazione del mistero. Da qui l’espressione a tutta prima così contorta ed enigmatica di «pilastroni di dentro che sporgono in fuori». Mi sembra che ne sia una conferma la presenza sulla destra dell’attuale pro- nao della Trasfigurazione di una breve struttura muraria in blocchi di pietra emergente dalla parete curva della cappella, resto indiscutibile del preesistente edificio, e con ogni verosimiglianza parte superstite delle fondazioni di uno dei due pilastri dell’antico pronao (ad evidenza di quello di sinistra essendo allora la facciata, come si è visto, rivolta verso occidente). È molto probabile che il lavoro programmato nel «memoriale» del 1572, ossia l’abbattimento dei pilastroni, di tutto l’atrio o pronao sia stato attuato; ma non si deve esser andati oltre. Le varie guide del 1583, 85, 87, 89 ecc.. ricor- dano infatti solo che la cappella è fondata. Quindi in sostanza ci si doveva esser fermati solo al basamento circolare dell’edificio. Quando nel settembre del 1593 il vescovo di Novara monsignor Carlo Ba- scapè visita per la prima volta il Sacro Monte, trova la cappella non finita e senza volta ed esorta a far attenzione che non vengano deteriorati i dipinti («provi- dendum tamen ne picturae appositae temporis iniuria vitientur»). Si tratta ovviamente degli antichi affreschi, certo assai pregevoli, come rivela la premurosa attenzione del Vescovo, forse dello stesso autore di quelli del Se- polcro della Madonna, appartenenti alla preesistente cappella dell’Ascensione. Dunque quel tempietto, già edificato il 14 aprile 1493, sussisteva ancora un secolo esatto dopo. Ma doveva risultare ben difficile seguire, da una parte l’or- dine del Vescovo di non rovinare gli affreschi, e contemporaneamente erigere nello stesso luogo la nuova cappella della Trasfigurazione. Per cui, data anche la continua penuria di fondi, si dovette soprassedere ai lavori, continuando invece, o forse addirittura intensificando la costruzione di altre cappelle. Tale situazione dovette durare a lungo, assai oltre all’episcopato del Bascapè ( † 1615). Infatti nella preziosa e rarissima veduta xilografica di Varallo e del Sa- cro Monte intagliata da Giovacchino Teodorico Coriolano nel 1606 (Pallanza, Museo del Paesaggio) e ristampata nel 1621 (Varallo, Pinacoteca), si vede con estrema chiarezza il colle del Tabor con i muri perimetrali della nuova cappel- la ancora assai bassi, e nel loro interno, spostato verso levante, il piccolo edifi- cio della più che secolare Ascensione, priva di pronao. Una situazione analoga si scorge pure nella xilografia del 1626 che accompagna il Dialogo sopra I Misteri del Sacro Monte di Tomaso Nanni e si riscontra poi ancora in modo evidentis- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 169